I teoremi ideologici della Cgil di Landini smantellati dal pm
Una speculazione politica: non c’è altro modo per bollare le considerazioni di Maurizio Landini (foto) sulla tragedia di Firenze. Secondo il leader della Cgil, in effetti, vi sarebbero stati mille incidenti mortali sul lavoro nel 2023, tutti da correlare ai subappalti e quindi al governo Meloni, colpevole di avere modificato la normativa. Alle solite, Landini parla di «una strage che non è più tollerabile» e s’arrampica sui vetri per addebitare colpe che non ci sono.
Nelle scorse ore è però intervenuto il procuratore capo di Firenze, Filippo Spiezia, e cioè colui che per il ruolo che ricopre non può usare i morti per fare politica, ma deve invece sforzarsi di reperire responsabilità vere e trarne le conseguenze. Spiezia ha sottolineato che per poter individuare ciò che ha causato quelle morti «tutto è prematuro». Nel cantiere sono state individuate «criticità», connesse al mancato rispetto dei criteri di sicurezza e se «ovviamente il lavoro di acquisizione delle fonti di prova non è ultimato», si può dire «che abbiamo messo al riparo quelli che sono i principali dati probatori che ci serviranno anche per le ricostruzioni di tipo tecnico».
Gli inquirenti lavoreranno sul terreno e studieranno le carte, ricostruendo al meglio quanto è avvenuto. Il diritto e la civiltà esigono che si faccia sempre riferimento alla libertà personale e a ciò che ne discende: atti, omissioni, leggerezze e altro. Il sociologismo che trova sempre e solo il medesimo colpevole (l’avidità capitalistica) potrebbe anche fare a meno di tribunali e avvocati, che in effetti avevano ben poco spazio nei regimi socialisti.
Chi sta studiando quanto è avvenuto a Firenze dovrà farlo allora senza i pregiudizi ideologici che dominano la mente di Landini, persuaso che un ordine giuridico in cui siano possibili liberi contratti produca necessariamente insicurezza, lavoratori a rischio, sciagure di ogni tipo. Esamineranno i fatti per come essi si sono svolti e sulla base di tutto questo formuleranno ben precisi capi d’imputazione.
Per tale motivo, sostenere che i morti sul lavoro del 2023 sono stati causati dall’autonomia negoziale non sta né in cielo, né in terra; così com’è assurdo diffondere l’idea che il subappalto sia un male in sé e non un correlato della divisione del lavoro. Per giunta, se abbiamo aziende che competono sui prezzi (com’è normale che accada in una società libera), non c’è motivo di pensare che quella che chiederà meno soldi dovrà necessariamente adottare le misure di sicurezza meno rigorose. In effetti, queste ultime dipendono dalla consapevolezza e dalla serietà di imprenditori e lavoratori: dal loro voler essere responsabili nei riguardi di se stessi e degli altri.
D’altro canto, nella società italiana di oggi, il sistema regolamentare è talmente pervasivo che non ha alcun senso ritenere che soltanto aggiungendo altre leggi e moltiplicando i controlli si possano evitare tragedie come quella di Firenze. Al contrario, è sempre bene ricordare che le condizioni di lavoro sono peggiori dove l’economia è più fragile, e lo statalismo che da decenni sta impoverendoci non aiuta per nulla ad avere impieghi meglio retribuiti e più sicuri, in grado di offrire prospettive di crescita.
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