Roma, 11 gennaio 2024 – Mirella Gregori, autopsia di un’inchiesta imperfetta. Questo il titolo del libro sulla 15enne scomparsa a Roma il 7 maggio 1983 al quale sta lavorando (in squadra) la criminologa Roberta Bruzzone. Il caso è sempre stato collegato alla sparizione di Emanuela Orlandi, avvenuta un mese e mezzo più tardi, il 22 giugno.
Dottoressa Bruzzone, è andata proprio così? Questi due grandi misteri italiani sono legati?
“Assolutamente no. Il libro avanza un’ipotesi mai considerata. Con la mia squadra abbiamo avuto accesso agli atti integrali. Di chiacchiere il lettore ne troverà davvero poche”.
Mirella Gregori è scomparsa il 7 maggio 1983 a Roma: la criminologa Roberta Bruzzone sta lavorando a un libro-inchiesta
Qual è la sua conclusione?
“Credo che le due ragazze siano casi da tenere nettamente separati e distinti. E che qualcuno legato alla scomparsa di Mirella Gregori anzi all’omicidio, perché non abbiamo dubbi che si tratti di questo, abbia giocato in qualche modo, depistando e facendo credere che le storie fossero collegate. Ma dalla lettura integrale degli atti non c’è nessun elemento concreto che lasci pensare in maniera fondata a questo”.
Esistono analogie?
“Le uniche analogie è che erano ragazze molto giovani, scomparse in maniera misteriosa. Poi sono due storie completamente diverse, con attori diversi”.
Mirella Gregori ha sempre avuto meno attenzione mediatica rispetto a Emanuela Orlandi.
“Sicuramente la scomparsa di Mirella è stata fagocitata dal caso Orlandi, ne è diventata quasi un’appendice. Questo collegamento da una parte ha confuso l’inchiesta ma dall’altra ha fatto sì che bene o male, magari in maniera più periferica, i riflettori rimanessero accesi anche su di lei”.
Perché ha sentito la necessità di affrontare questo caso?
“Perché di fatto nessuno aveva mai lavorato sulla scomparsa di Mirella Gregori così come abbiamo fatto noi, io e la mia squadra. Già è stato faticosissimo ottenere un accesso agli atti integrale e recuperare in maniera coerente tutto il fascicolo”.
Perché?
“Perché è totalmente contaminato dal caso Orlandi e quindi è difficilissimo separare”.
Quindi a suo parere bisogna proprio togliersi da questa logica dei due eventi collegati?
“Sì, noi abbiamo deciso di lavorare in un’ottica assolutamente neutra. E la lettura degli atti ci ha confermato che questa impostazione era corretta”.
Ritiene possibile che dopo 41 anni emergano elementi nuovi sulla scomparsa di Mirella Gregori?
“Noi di piste ne indichiamo. Approfondimenti molto concreti e ancora possibili. Chiaro che il tempo passato è enorme. Ma indubbiamente questa storia andava raccontata secondo noi in maniera un po’ più seria rispetto a quello che è avvenuto fino ad ora. Valeva la pena fare una ricostruzione affidabile e approfondita, direi chirurgica della vicenda. La scomparsa di Mirella Gregori meritava di essere raccontata come caso a se stante e non come appendice inerte del caso Orlandi”.
Il sottotitolo è fin troppo chiaro: autopsia di un’inchiesta imperfetta.
“Abbiamo usato il termine ‘imperfetta’ perché siamo stati generosi”.
La pista più realistica, senza svelare troppo del vostro libro inchiesta?
“Serial killer o tratta delle bianche? Questi scenari non li consideriamo neppure, è una cosa molto più vicina a Mirella”.
Le persone che potrebbero dare risposta alle domande che sollevate sono ancora in vita?
“Assolutamente sì. Sicuramente, una volta completato il libro, ne manderemo una copia in omaggio alla procura della Repubblica. E poi vedremo cosa succederà”.
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