Borsa 13 febbraio: l’inflazione Usa cala meno delle attese e il possibile rinvio del taglio tassi colpisce tutti i mercati

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Jerome Powell presidente della Fed

I mercati finanziari manifestano oggi tutta la loro delusione per un’inflazione Usa più coriacea di quanto sperato e chiudono in rosso in Europa, trascinate al ribasso nel pomeriggio dalle vendite a Wall Street.

A deprimere la propensione al rischio negli Stati Uniti è l’impennata dei rendimenti dei T-Bond (il Treasury decennale è oltre il 4,28%) dopo che i prezzi al consumo nel mese di gennaio sono risultati in crescita dello 0,3%, contro attese di un aumento dello 0,2%, per un dato annuo al 3,1%, contro stime al 2,9%. Questo allontana le scommesse su un taglio dei tassi da parte delle Federal Reserve a maggio (ieri erano oltre il 50% e oggi poco sopra il 30%) e forse persino da giugno.

Sale il dollaro, che schiaccia lo yen in un cambio oltre 150 (ora 150,74). La moneta nipponica, già in calo nelle ore precedenti, ha fornito gas al Nikkei, che ha chiuso con un balzo del 2,97%, ai massimi da 34 anni. È in ribasso l’euro contro dollaro, intorno a 1,071, mentre sale contro lo yen a 161,35.

Tra le materie prime è ben intonato il petrolio (il Brent aprile guadagna lo 0,6%, 82,48 dollari al barile) tra conflitto in Medio Oriente e previsioni Opec, che mantiene invariata a 2,2 milioni di barili al giorno la stima di crescita della domanda globale.

Europa in rosso, anche se migliora la fiducia in Germania

Piazza Affari perde l’1,02% e arretra a 31.134 punti base appesantita da Banco Bpm -3,88% e Stm -3,6%, quest’ultima in un settore tech in vendita su entrambe le sponde dell’Atlantico, depresso in Europa anche dalle deludenti previsioni delle tedesca Siltronic -5,21%.

La giornata è fortemente negativa per Amsterdam -1,43%, mentre Francoforte cede lo 0,93%, Parigi lo 0,84% e Madrid lo 0,58%. Londra arretra dello 0,83%.

L’atteggiamento dei listini Ue è stato orientato ai realizzi fin dalla mattinata, nonostante il miglioramento del sentiment degli investitori in Germania a febbraio, con l’indice della fiducia economica Zew salito a 19,9 punti dai 15,2 a gennaio.

In Gran Bretagna invece ha deluso il rallentamento della crescita salariale, non sufficiente a spingere la Banca centrale inglese a tagliare i tassi in breve tempo.

Wall Street a picco con le mega tech

Dopo il recente rally Wall Street si muove in rosso (Dj -1,02%, S&P 500 -1,03% – sotto i 5000 punti – Nasdaq -1,21%), alla luce dei prezzi al consumo di gennaio, oltre le attese anche sul versante core, epurato dagli elementi più volatili come energetici e cibi freschi: +0,4% l’aumento mensile; +3,9% il tendenziale.

Secondo i dati del dipartimento del Lavoro, i prezzi al consumo statunitensi sono aumentati più del previsto a gennaio a causa dell’aumento dei costi degli alloggi e dell’assistenza sanitaria.

L’Ansa scrive che ora “l’andamento degli swap indica un taglio dei tassi da parte della Fed in luglio e non più in giugno, come finora previsto”. Il fatto che l’allentamento non avverrà prima dell’estate d’altra parte è stato ribadito in questi giorni da molti esponenti della Fed.

Arretrano le mega cap e Nvidia, Microsoft e Amazon, che hanno guidato il rally dei giorni scorsi, stanno perdendo rispettivamente l’1,4%, il 2,1% e l’1,8%.

A Piazza Affari bene Pirelli e Saipem

Non ci sono solo vendite sul principale listino di Piazza Affari. Pirelli per esempio guadagna l’1,49%, dopo che Equita ha alzato il prezzo obiettivo sul titolo a 6,2 euro per azione, sottolineando che “continua a preferire Pirelli tra i produttori di pneumatici europei”. A tonificare il settore hanno contribuito anche gli utili record di Michelin (+5,9%).

Si conferma intonata Saipem, +1,61%, dopo il rimbalzo della vigilia, mentre le autorità australiane consentono il ritorno all’operatività della nave Castorone, di proprietà della oil service italiana, dopo l’incidente del 30 gennaio, durante l’installazione della condotta offshore in Australia, che ha causato lo stop alle attività di posa dei tubi del gasdotto.

Tra i titoli petroliferi fa qualche passo avanti anche Eni +0,22%.

Sono tornati gli acquisti su alcune utility come Hera +1,16%.

Le banche chiudono contrastate: restano positive Mps +0,25% e Bper +0,48%, mentre sono importanti i realizzi su Banco Bpm.

Tra i finanziari i più penalizzati sono i titoli del risparmio gestito: Finecobank -3,05%, Banca Mediolanum -2,85%, Banca Generali -2,81%, Azimut -2,03%. Male Nexi -2,89%.

Fuori dal paniere principale sia Tod’s (+0,14%) sia Saras (-0,67%) restano vicino al prezzo delle due opa che porteranno i due titoli fuori da Piazza Affari.

Spread stabile, rendimenti in leggero rialzo

Le notizie provenienti dagli Stati Uniti non hanno travolto la carta italiana, che si è mossa al passo con le colleghe europee. In particolare lo spread tra Btp decennale e Bund di uguale durata si conferma a 157 punti base, anche se i rendimenti salgono leggermente rispettivamente al 3,93% e 2,36%.

Sul primario i rendimenti spuntati nelle aste sono misti. Il ministero dell’Economia ha assegnato stamani l’importo massimo di 8,5 miliardi di euro di Btp a 3 e 20 anni. Per il primo il rendimento è al 3,15%, ai massimi da dicembre (contro il 3,03% dell’asta di metà gennaio). Il secondo ha un tasso di 4,38%, ai minimi da febbraio 2022, (contro il 5,03% di metà ottobre).

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