L’idea dura a morire: «Siamo schiavi della geografia quindi arrendiamoci a Putin». Ecco perché, invece, siamo atlantici

l’idea dura a morire: «siamo schiavi della geografia quindi arrendiamoci a putin». ecco perché, invece, siamo atlantici

L’idea dura a morire: «Siamo schiavi della geografia quindi arrendiamoci a Putin». Ecco perché, invece, siamo atlantici

Colgo l’occasione offerta dalla visita del presidente del Consiglio alla Casa Bianca, e da una mail di un lettore, per affrontare un tema geopolitico che interessa molti di voi, perché riguarda il destino dell’Italia. Lo riassumo in una domanda volutamente provocatoria: la posizione geografica dell’Italia la “obbliga” ad essere russofila? Ci sono anche altri modi per esprimere questo interrogativo, e faccio subito una precisazione: chi pensa che il nostro destino sia eurasiatico anziché atlantico non è per forza un «putiniano». (In generale cerco di non usare etichette infamanti per zittire chi non la pensa come me). Ci sono scuole di pensiero molto diverse – di sinistra, di destra, di centro, non importa – che da tempo contestano il nostro atteggiamento verso la Russia di Putin. Alcuni autorevoli diplomatici italiani ne fanno parte e non mi riferisco ai pensionati che fanno chiasso nei talkshow; penso a funzionari molto seri, che tacciono il loro dissenso per disciplina e spirito di servizio, ma pensano che siamo su una strada sbagliata. In genere non simpatizzano con Putin, anzi lo giudicano pericoloso e lo detestano. C’è chi pensa tuttavia che il nostro destino stia scritto nelle carte geografiche e di conseguenza sia obbligatorio trovare un modus vivendi con la Russia. L’antagonismo attuale, secondo questa lettura, sarebbe figlio di un eccessivo allineamento dei governi italiani con gli Stati Uniti. Ecco, appunto, una email recente indirizzata a me, che ne riassume tante altre.

Rischiare la guerra? Meglio allearsi con Mosca Scrive Guido Bocchetta: «Gentile Rampini, apprezzo molto le sue analisi su Africa, India, Arabia, Cina, ecc.. Quello che non capisco delle sue analisi, è per quale motivo l’Europa, o meglio, i paesi europei dovrebbero rischiare guerre per non allearsi con la Russia? I tedeschi hanno fatto una politica verso l’Est per sessanta anni, e noi dovremmo buttare via questa politica, perché le elites democratiche USA hanno deciso così? La geografia comanda la storia. Noi siamo vicini della Russia. Allora dobbiamo avere rapporti fruttuosi con lei, non fare la faccia feroce. La Russia non ha mai invaso la Germania, la Francia, o l’Italia. Perchè dovrebbe farlo? A Lei interessa che le nostre tecnologie, la maggiore cultura scientifica, servano anche al suo sviluppo. Non ha interesse a sviluppare “troppo” la sua partnership con la Cina. La questione è chiara. Gli USA democratici vogliono guerre in Europa, perché così distruggono il loro concorrente. Grazie. L’Europa ha già dato con l’ultima guerra. Ha perso la sua guerra. Trenta milioni di morti, ed un territorio da ricostruire. Se gli USA vogliono, facciano pure la guerra atomica con la Russia. Ma noi europei, non alzeremo un dito

In modo magari un po’ disordinato, appaiono in questa mail dei temi che avete già sentito. A volte queste tesi sono state sostenute da «putinian» veri e propri (esistono); altre volte invece da persone che s’ispirano a un certo tipo di realismo in politica estera: guardano ai rapporti di forze, alla geografia, agli interessi. Tra l’altro alcune di queste tesi hanno dei fautori perfino negli Stati Uniti: l’America non è mai stata una nazione compatta, anche in politica estera è divisa da correnti di pensiero molto diverse. Rispondo a queste affermazioni cominciando dalla fine, perché forse è la parte più provocatoria, e andando a ritroso.

Se gli Usa vogliono, facciano pure la guerra atomica con la Russia

Rispondo. No, gli Stati Uniti non vogliono la guerra atomica con la Russia. È Putin che una settimana sì e una no minaccia di usare le sue armi nucleari. Proprio perché l’America non vuole correre neppure un minimo rischio di guerra nucleare, Joe Biden fin dalle prime avvisaglie dell’invasione russa in Ucraina nel febbraio 2022 disse in modo solenne che non avrebbe mai mandato soldati americani a combattere su quel fronte; e che non ci sarebbe mai stata una guerra diretta tra America e Russia per l’Ucraina. Qualcuno pensa che sia stato un errore tattico dare garanzie così forti a Putin, che può averle interpretate quasi come un tacito via libera per l’invasione. Sta di fatto che l’America di oggi non ha il grilletto nucleare facile. Putin almeno a parole sì.

L’Europa ha già dato con l’ultima guerra. Ha perso la sua guerra. Trenta milioni di morti, ed un territorio da ricostruire

Rispondo. Visto che gli argomenti russofili traboccano di risentimento verso gli Stati Uniti, sarebbe bene ricordare che: 1) La seconda guerra mondiale fu provocata da aggressioni fra europei, in particolare quelle ordite in combutta dalla Germania di Hitler e dall’Unione sovietica di Stalin ai danni della Polonia nel 1939 (il famigerato Patto Molotov-Ribbentrop che Putin deve sempre nascondere quando esalta il ruolo dell’Urss nella lotta ai nazifascismi). L’America fece di tutto per rimanere fuori da quel conflitto, entrò in azione con oltre due anni di ritardo, e in extremis salvò l’Europa occidentale da un destino tragico o sotto il tallone nazista o sotto quello staliniano. 2) La ricostruzione post-bellica dell’Europa occidentale avvenne grazie agli aiuti americani del Piano Marshall. Sempre grazie a quegli aiuti l’Europa occidentale fu incentivata ad unirsi nella Comunità europea, antenata dell’Unione.

Gli USA democratici vogliono guerre in Europa, perché così distruggono il loro concorrente

Rispondo. La Russia, e prima l’Urss, non è mai stata una seria concorrente dell’America. Ha un’economia che vale a stento quella della Spagna, è più piccola dell’Italia o del Canada. L’unica concorrente seria degli Stati Uniti è la Cina. Infatti è la corsa della Repubblica Popolare verso le tecnologie avanzate, quella che l’America cerca di frenare. Della Russia l’attuale Amministrazione Usa, come quelle precedenti, non voleva affatto occuparsi. Barack Obama la definì «una potenza regionale». Se Biden ha finito per occuparsi dell’Ucraina, in modo riluttante e con molte auto-restrizioni (“mai scarponi Usa sul terreno”, “mai una guerra America-Russia”, e poi tutti i dinieghi sulle forniture di armi capaci di colpire il territorio russo) è solo in seguito ad un’aggressione militare che minaccia gli equilibri europei. Putin ha «distratto» l’America dalla sua preoccupazione principale che è la Cina. Poi lo stesso gioco lo ha fatto Hamas con il suo protettore iraniano.

La geografia comanda la storia. Noi siamo vicini della Russia. Dobbiamo avere rapporti fruttuosi con lei, non fare la faccia feroce

Rispondo. La geografia è insieme alla storia la mia disciplina favorita. Ho perfino diretto la realizzazione di un nuovo manuale scolastico di Geo-Storia per il biennio. La geografia si presta a utilizzi e interpretazioni diverse. Non c’è dubbio che se guardiamo alla massa terrestre l’Europa è una piccola penisola che fa da appendice all’Eurasia, dove la Russia è la nazione dominante per estensione. Ma c’è anche una geografia dei mari, nella storia umana le acque hanno legato le nazioni almeno altrettanto spesso di quanto le abbiano separate. Vedi il Mare Nostrum, tessuto connettivo di una prima globalizzazione sotto la Pax Romana. In questo senso le grandi autostrade navali, aeree e digitali dell’Oceano Atlantico determinano il destino dell’Italia almeno quanto i legami terrestri con l’Eurasia. In realtà molto di più. È curioso come gli argomenti russofili prescindano dai fatti e dai numeri: l’interscambio commerciale, i flussi di investimenti, gli scambi tecnologici e umani legano molto più l’Italia all’Europa occidentale e al Nordamerica. I rapporti con la Russia sono sempre stati minuscoli, quelli con l’Ovest enormi. Basta scorrere le statistiche della nostra bilancia dei pagamenti. Se i governi italiani dal 1947 in poi sono atlantici non è perché subiscono dei diktat da Washington, bensì perché fanno la scelta più ovvia e naturale in base agli interessi materiali del paese. Poi c’è anche la comunanza di valori: democrazia libertà eccetera. Ma oserei dire che questa affinità valoriale, per quanto mi seduca (soprattutto a poche ore dai funerali di Navalny), non è così importante. Anche l’Australia, la Nuova Zelanda e il Giappone sono democrazie liberali, però questo non ci lega a loro in modo altrettanto forte. È dai tempi di Cristoforo Colombo, poi della Rivoluzione americana, poi delle grandi migrazioni dei nostri antenati, poi delle due guerre mondiali, che l’Europa cominciò a costruire una forte comunità atlantica e questa pesa per il nostro destino geopolitico.

La Russia non ha mai invaso la Germania, la Francia, o l’Italia. Perché dovrebbe farlo? A Lei interessa che le nostre tecnologie, la maggiore cultura scientifica, servano anche al suo sviluppo. Non ha interesse a sviluppare “troppo” la sua partnership con la Cina.

Rispondo. Per cominciare, che la Russia non abbia mai invaso i tre maggiori paesi dell’Europa continentale non è del tutto esatto. Le truppe di Stalin alla fine della seconda guerra mondiale occuparono parte della Germania (dopo che Stalin stesso aveva tentato di spartirsi l’Europa con Hitler nel 1939). La Germania Est fu un protettorato sovietico dal 1945 fino al 1989. Se l’Urss ha occupato solo la metà Est della Germania, se attraverso la sua presenza nei Balcani non è riuscita ad allargare la sua sfera d’influenza in Italia o in Grecia, è perché l’America e la Nato erano in grado d’impedirglielo. E’ vero che Putin legandosi alla Cina ha compiuto una scelta nefasta, che nel lungo periodo ridurrà la Russia allo status di una colonia cinese sotto gli aspetti economico, tecnologico, finanziario. E’ uno dei suoi errori, il prezzo che sta pagando perché ha deciso che noi siamo i suoi nemici. Se avesse davvero a cuore il progresso scientifico e tecnologico, umano e civile del suo popolo, dovrebbe cercare di sviluppare una politica amichevole verso l’Occidente, anziché tentare di ricattarci con il gas (prima) o terrorizzarci con l’arma nucleare (ora). Quando i russi si accorgeranno di essere diventati subalterni alla Cina sarà già troppo tardi.

I tedeschi hanno fatto una politica verso l’Est per sessanta anni, e noi dovremmo buttare via questa politica, perché le elites democratiche USA hanno deciso così?

Rispondo. La Germania ha avuto varie fasi nella sua politica verso l’Est. La più celebre resta la Ostpolitik varata a partire dal 1969 dal cancelliere socialdemocratico Willy Brandt. Il suo degno erede fu il socialdemocratico Gerhard Schroeder, di cui l’attuale cancelliere Olaf Scholz avrebbe volentieri raccolto il testimone se non ci fosse stata l’invasione dell’Ucraina. Qual era il filo conduttore di quella Ostpolitik? L’idea che il commercio genera legami, comprensione, pace. Dunque i tedeschi svilupparono i rapporti economici con l’Urss convinti che l’avrebbero resa migliore e meno aggressiva. Non è andata così. Willy Brandt finì la sua brillante carriera con uno scandalo perché si scoprì circondato di spie sovietiche. L’Urss cambiò, cioè il comunismo crollò, perché la guerra fredda fu vinta dall’America di Ronald Reagan non dalla Volkswagen. L’idea che il commercio impedisce le guerre è un’antica illusione: all’inizio del Novecento l’interscambio commerciale e finanziario tra l’impero inglese e il Reich tedesco erano così intensi che qualcuno teorizzò l’impossibilità di una guerra fra loro. Finì come sappiamo. Anche alcuni leader americani si sono illusi di trasformare la Cina in una democrazia integrandola nella globalizzazione. Non è andata così.

Concludo. In alcune mie analisi recenti ho espresso apprezzamento per l’idea di Macron di mandare soldati europei in Ucraina. Credo che sarà essenziale soprattutto dopo un armistizio in cui l’Ucraina venga costretta ad accettare un’amputazione territoriale, e visto che l’armistizio verrebbe usato da Putin per preparare altre guerre. Il mio apprezzamento per quell’idea di Macron mi è valso l’accusa di volere una guerra che coinvolga tutta l’Europa. È vero il contrario. Putin fermerà le sue guerre solo quando capirà di avere di fronte un ostacolo serio. Perché ha aggredito l’Ucraina e non l’Estonia? Perché l’Estonia fa parte della Nato, e almeno finora l’articolo 5 del Patto Atlantico ha avuto un effetto deterrente. I soldati europei in Ucraina avrebbero senso non per trascinare tutti noi in una guerra, bensì per fermare finalmente l’escalation delle aggressioni russe. A questo i più cinici possono obiettarmi che comunque le mire espansioniste di Putin guardano altrove, ben lontano da noi: dopo l’Ucraina, Putin ha fatto capire di voler soggiogare la Moldovia, e di voler ricostruire una sfera d’influenza russa nell’area del Baltico. Che ce ne può importare a noi italiani, se scivolano di nuovo dentro la sfera moscovita Varsavia e Riga? Dire questo significa dimenticare la storia. La Russia ha sempre voluto essere un attore dominante anche nei Balcani, cioè al confine con l’Italia del Nord-Est. Le ultime guerre dei Balcani, fino al Kosovo 1999, avrebbero avuto ben altro esito se dietro la Serbia ci fosse stata la Russia di oggi. L’idea che i regimi imperialisti, militaristi ed espansionisti si fermano da soli, avendo placato i propri appetiti di conquista, non ha agganci nella storia.

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