«Sono una malata terminale. La mia famiglia si preoccupa troppo per me e non capisce che vorrei solo vivere in pace il tempo che mi rimane»
Sapere di avere poco tempo da vivere e non poter far nulla per fermare il tempo. Una malattia diagnosticata da poco che non lascia scampo: un male incurabile che cresce giorno dopo giorno, diventando sempre più aggressivo e manifestandosi in maniera sempre più evidente. Conoscere il proprio destino costringe a fare un patto con la realtà e a cogliere tutto ciò che di buono il mondo ha da offrire, lasciando perdere le scuse, i rinvii e le lamentele. Ad ogni “come stai” di un parente, di un amico o di un medico, corrisponde un minuto perso del tuo tempo, di quel tempo che non hai più e che ti sembra di sprecare rispondendo con un finto “bene”. Una sensazione che genera un conflitto interiore e senso di colpa per non apprezzare quei familiari che ti stringono forte la mano.
Quella mano, la malata terminale “Buono per ora in Michigan” – come si è firmata lei -, vorrebbe che non fosse stretta sempre così tanto. La donna vorrebbe godersi in pace il tempo che le rimane senza dover rispondere a futili convenevoli sulla sua salute.
La malattia
«Recentemente mi è stata diagnosticata una malattia progressiva per la quale non esiste cura. Mi influenzeràfisicamente e mentalmente man mano che invecchio», ha scritto la donna al New York Post. Della sua malattia ne ha parlato con amici e parenti più stretti, senza soffermarsi sugli inevitabili problemi di salute che l’attendono.
La donna non vuole che la famiglia si preoccupi troppo e sia così apprensiva da toglierle il respiro. Vuole solo poter vivere il tempo che le rimane come ha sempre fatto: circondata dall’amore degli amici e dei familiari senza nessun riferimento alla morte o agli anni che le rimangono.
“Buono per ora in Michigan” non vuole che le persone a cui vuole bene le chiedano sempre “come sta” o “come si sente oggi”, ma chiede loro più privacy e distacco per non cadere nel tunnel della sofferenza e del dolore.
La reazione dei parenti
«Questa malattia prenderàil sopravvento su gran parte della mia vita - ha confessato la donna -. Quando ho espresso questi pensieri alla mia famiglia e ai miei amici non tutti mi hanno capita». Alcuni di loro si sono sentiti «offesi» dalla pretesa avanzata e lei non sa più come comunicare la sua voglia di non pensare, per un attimo, alla malattia che le è stata diagnosticata. La donna vorrebbe solo che tutti si comportassero come hanno sempre fatto, senza doverla guardare con pietào compassione.
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