È morta Ira von Fürstenberg, la principessa del jet set che a 20 anni era già risposata
«Vengo da un altro tempo, diverso da questo» diceva spesso Ira von Fürstenberg, e a guardare bene le sue foto forse veniva anche da un altro pianeta: Avedon la ritrasse quindicenne circondata di fiori come una ninfa preraffaellita e tra le rose la fotografò anche Beaton al quale ricordava un’Ava Gardner «più elegante», mentre nel ritratto firmato Slim Arons la vediamo adulta, in bikini arancione a Marbella. Attrice, modella, paparazzata dominatrice di cinegiornali e rotocalchi, designer di oggetti d’arte e di gioielli che rivendeva a caro prezzo agli infiniti contatti della sua agenda di ricchi e famosi, addetta alle pubbliche relazioni per l’amico Valentino, musa di Karl Lagerfeld: ha avuto molte vite, tutte straordinarie, nessuna delle quali noiosa o banale come non sapeva essere noiosa o banale lei. La principessa Virginia Carolina Theresa Pancrazia Galdina zu Fürstenberg nata a Roma il 17 aprile 1940 dal principe austroungarico Tassilo Fürstenberg discendente di Carlo Magno e Clara Agnelli sorella dell’Avvocato, cresciuta tra Londra, Venezia, Cortina, Forte dei Marmi e Salisburgo, vissuta un po’ ovunque nelle località di quello che una volta si chiamava (oggi non esiste più) «jet-set» e morta ieri all’età di 83 anni.
Gli scandali
Con gli scandali nel dna — la mamma scappò con il Conte Nuvoletti: allora era reato — e per nulla domata dalla permanenza in collegio in Inghilterra, Ira von Fürstenberg ebbe due matrimoni, nessuno dei due fortunato: il primo a quindici anni con Alfonso di Hohenlohe-Langenburg dai capelli impomatati e il baffino alla Errol Flynn (da cui nacquero Christoph detto Kiko morto quarantanovenne nel 2006 in carcere a Bangkok dopo una vita complicata, e Hubertus sciatore fotografo e cantante), nozze scandalose della sposa-bambina che mise in difficoltà quattro casati, quattro famiglie cattoliche aristocratiche e legate alla grande industria coinvolte in mesi di consultazioni febbrili anche con il Vaticano per l’indispensabile dispensa papale; il secondo a vent’anni, con il playboy Baby Pignatari. «Mi sposavo — giurò nel ricorso alla Sacra Rota per l’annullamento — perché mi costringevano a farlo, sotto minaccia di mandarmi in un convento». «All’epoca usava, di sposarsi presto», disse invece pragmatica sei anni fa in un’intervista con Valerio Cappelli sul , quando ammise anche che «il cinema è stato la mia malattia».
I film
Ventotto film, alcuni belli (, , con Alberto Sordi che la corteggiò invano) altri molto meno, qualcuno per nulla e infatti di quei titoli lei si dimenticò serenamente lasciando il cinema a metà degli anni Settanta festeggiando perché così poté finirla con le diete e dedicarsi alla sua passione con più tranquillità, i dolci. Per la mitologica direttrice di Diana Vreeland era una delle donne più belle del mondo, Salvador Dalì tentò invano di ritrarla nuda («Mio marito non vuole»), presentò il Festival di Sanremo (1970, con Enrico Maria Salerno), ipnotizzò i divi di Hollywood — Frank Sinatra, Gary Cooper — e il principe Ranieri di Monaco alle feste che se non venivano ufficialmente date in suo onore aveva la tendenza a dominare. Dopo la morte di Grace Kelly i rotocalchi garantirono che la nuova moglie di Ranieri sarebbe stata lei e la sua amica del cuore, la principessa Margaret, tagliò corto con il memorabile commento «una ragazza così grandiosa per un posto così piccolo?», e non se ne fece nulla. La morte di Kiko («Me l’hanno ucciso», disse, puntando il dito contro le terribili condizioni dei detenuti nel carcere dov’era detenuto con l’accusa di aver falsificato il visto di soggiorno) fu il grande dolore di una vita.
L’amico
Nick Foulkes, cinque anni fa, le dedicò un grande libro fotografico, diario delle sue molte vite (Ira: The Life and Times of a Princess) e della sua collezione d’arte (Liechtenstein, Dubuffet, Ernst, Albers, Klein). Di tutti gli amici che aveva frequentato, ne ricordò con particolare affetto uno, appena scomparso, una medaglia al valore che non sarebbe dispiaciuta a Kaiser Karl Lagerfeld.
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