Pilota russo trovato morto in Spagna: Maksim rubò un elicottero a Putin per darlo a Kiev
Una vendetta dei russi per il tradimento subito o un regolamento di conti in una nuova vita all’estero che non è andata per il verso giusto? È ancora avvolta nel mistero la morte del pilota russo Maksim Kuzminov che l’estate scorsa disertò col proprio elicottero in Ucraina e il cui corpo è stato trovato, crivellato di colpi, sulla rampa di un garage in Spagna. Le autorità ucraine – che dopo la sua fuga dall’esercito di Vladimir Putin lo avevano messo in sicurezza con la famiglia, nuovi documenti e 500.000 dollari di ricompensa – hanno confermato che il giovane è morto. Ma le circostanze restano tutte da chiarire.
Il caso
Lo scorso 14 febbraio media spagnoli hanno riferito del ritrovamento il giorno prima di un cadavere con almeno 5 ferite d’arma da fuoco – altre fonti parlavano di 12 – sulla rampa di uscita di un parcheggio residenziale vicino a Villajoyosa, località costiera nella provincia di Alicante. Fonti locali hanno detto che la vittima sarebbe «un uomo di 33 anni di origini ucraine» residente nella zona, senza tuttavia fornirne le generalità. All’epoca della diserzione, Kuzminov venne presentato alla stampa internazionale come un pilota russo di 28 anni, ma la differenza di età potrebbe essere dovuta al cambio di identità o alle fasi preliminari dell’indagine. Nessuna autorità spagnola al momento ha tuttavia confermato che si tratti proprio di lui. Ad affermare che la vittima sia Kuzminov sono stati invece il media indipendente bielorusso Nexta e l’agenzia russa Tass, che ha citato Eureka News, con sede a Valencia, secondo cui – stando a fonti della Guardia Civil – Kuzminov aveva avuto recentemente problemi di droga e alcol. Le prime indagini, stando ancora ai media spagnoli, si sarebbero infatti concentrate sull’ipotesi di un regolamento di conti.
Le indagini
La Guardia Civil sta indagando anche su un’auto bruciata trovata poco dopo nella vicina città di El Campello e se possa essere servita al sicario per fuggire. Kuzminov è stato il protagonista dell’Operazione Synytsia messa in atto con i servizi militari ucraini Gur il 9 agosto 2023 dopo una pianificazione di sei mesi, la prima del genere dall’inizio della guerra. A settembre il giovane pilota raccontò di persona la sua fuga in elicottero nel documentario “Downed russian pilots” e in una conferenza stampa a Kiev. Quando la sua famiglia era già stata evacuata dalla Russia e portata al sicuro come promesso dal Gur, Kuzminov decise di agire decollando, con a bordo altri due militari, dall’aeroporto di Kursk verso la regione di Kharkiv. Arrivato nella zona di Shebekine, nella regione russa di Belgorod, cominciò a volare quasi rasente il suolo e in modalità silenzio radio. Superato il confine ucraino – spiegò – cominciarono gli spari. «Non posso dire con certezza chi abbia iniziato, ma presumo sia stata la parte russa. Sono stato ferito a una gamba da un’arma di piccolo calibro», prima di «atterrare nel luogo indicato» dall’intelligence di Kiev. Il pilota avrebbe poi cercato di convincere i suoi compagni – fino ad allora all’oscuro dell’operazione – a consegnarsi agli ucraini insieme a lui: «Ma hanno avuto paura e sono corsi fuori dall’elicottero». I due, riferì all’epoca il capo del Gur Kyrylo Budanov, «hanno cercato di scappare. Sfortunatamente, sono stati uccisi. Sarebbe stato meglio se li avessimo catturati vivi, ma è andata così». In Russia, ricorda Nexta, contro Kuzminov era stato aperto un procedimento penale per «tradimento dello Stato».
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