Milizie nelle aziende, scioperi rischio disordini: cosa svelano la mossa della Cina
In Cina alcune aziende stanno iniziando a creare i propri “eserciti di volontari” mettendo in atto una pratica che oltre la Muraglia non si vedeva dagli anni ’70. La notizia è stata diffusa dalla Cnn, secondo cui nel corso del 2023 almeno 16 grandi società, tra cui il colosso lattiero-caseario di proprietà privata Yili, avrebbero dato vita a forze combattenti. Il loro scopo? Tre le possibili opzioni elencate dalla testata statunitense: una eventuale preparazione ad una qualche guerra del Paese; una risposta a fantomatici e crescenti disordini sociali; oppure ad una nuova pandemia. Molto più realisticamente è probabile che una simile mossa possa coincidere con la recente attenzione mostrata da Pechino in materia di sicurezza nazionale.
La mossa della Cina
Le unità riesumate dalla storia, conosciute come dipartimenti delle Forze Armate Popolari, sono composte da civili che mantengono il loro lavoro regolare. Fungono da forza ausiliaria e di riserva per l’esercito cinese, il più grande del mondo, e sono disponibili per missioni che vanno dalla risposta ai disastri naturali al mantenimento dell’ “ordine sociale” fino alla fornitura di supporto in caso di guerra. Sul perché Xi Jinping abbia adottato una simile scelta non c’è ancora una spiegazione ufficiale.
Le indiscrezioni, come detto, si sprecano. Secondo gli analisti, la creazione di brigate aziendali potrebbe evidenziare le crescenti preoccupazioni di Pechino per potenziali conflitti all’estero e disordini sociali in patria mentre l’economia rallenta, oppure potrebbe riflettere il tentativo del leader cinese di rafforzare il controllo del Partito Comunista sulla società in una fase storica carica di tensioni.
“Il ritorno delle milizie aziendali riflette la crescente attenzione di Xi sulla necessità di integrare meglio lo sviluppo economico con la sicurezza nazionale mentre il Paese si trova ad affrontare un futuro più difficile di crescita più lenta e crescente concorrenza geopolitica”, ha affermato Neil Thomas, membro della politica cinese presso Asia Society. “Le milizie aziendali sotto la guida militare potrebbero aiutare il Partito Comunista in modo più efficace a reprimere disordini sociali come le proteste dei consumatori e gli scioperi dei dipendenti”, ha aggiunto l’esperto.
La creazione delle “Brigate aziendali”
Secondo il Financial Times, sarebbero invece decine le aziende di Stato che negli ultimi mesi hanno creato nuovi dipartimenti armati, storicamente gruppi affiliati al lavoro di reclutamento dell’Esercito popolare di liberazione a livello di contee e villaggi all’epoca di Mao Zedong e oggi con attività prevalentemente nel settore della protezione civile e come contributo a reclutamento, promozione e addestramento militare.
Nel 2023 sono stati 1.794 gli scioperi e le manifestazioni dei lavoratori, più del doppio rispetto all’anno precedente (830 casi), secondo dati del China Labour Bulletin, organizzazione con base a Hong Kong. E, ha evidenziato ancora la Cnn, se fino a dicembre le aziende che avevano annunciato l’istituzione di milizie erano tutte Soe, aziende di Stato, adesso è arrivata anche la novità del leader del comparto lattiero-caseario Yili. Non si sa quanti facciano parte della forza né che età abbiano, ma il dipartimento sarà sotto il controllo diretto dell’Esercito popolare di liberazione nella Mongolia Interna e della rappresentanza locale del Partito.
Secondo Timothy Heath, “la pandemia di Covid-19 potrebbe aver avuto un ruolo nel motivare i leader centrali”, ma si tratta anche di una mossa legata alla volontà di Xi di ristrutturare l’apparato militare. Per Willy Lam della Jamestown Foundation “assistiamo al revival degli slogan di Mao”, ma sul lungo periodo Xi potrebbe prepararsi per un’invasione di Taiwan (isola di fatto indipendente per la quale il leader cinese vuole la “riunificazione”), quando “gran parte della Cina sarà militarizzata”.
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