Il premier albanese, Edi Rama, e Giorgia Meloni si stringono la mano dopo la firma di un memorandum sulla gestione dei migranti diretti in Italia (6 novembre 2023)
L’accordo tra Italia e Albania sui migranti, che prevede l’apertura di due Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr) in territorio albanese, è legge. Il Senato giovedì ha approvato in via definitiva (dopo il sì della Camera il mese scorso) il disegno di legge di ratifica con 93 voti favorevoli, 61 contrari e nessun astenuto.
A fine gennaio, la Corte Costituzionale albanese ha sbloccato dopo una prima sospensione l’accordo firmato dalla premier, Giorgia Meloni, e dal collega albanese, Edi Rama, a novembre a Roma.
“La politica di redistribuzione dei migranti ha fallito in modo massiccio” ma l’Albania “si comporta come un Paese Ue e condivide le responsabilità” ha commentato Rama da Bruxelles.
Cosa prevede l’accordo sui migranti tra Italia e Albania
In base all’intesa fino a tremila migranti salvati in mare dalle navi italiane (non quelle gestite dalle ong) saranno inviati in Albania per la prima accoglienza e la gestione delle pratiche di asilo, nei due Cpr che saranno allestiti.
Per la maggioranza di centrodestra la cooperazione con l’Albania può diventare un modello di gestione dei flussi migratori anche per l’Unione Europea. Sono state molte le polemiche però sull’accordo in Albania quanto in Italia.
Le critiche alla politica sui migranti del governo Meloni
“È un capitolo vergognoso. Le persone sbarcate in Albania e portate nei centri, compresi i richiedenti asilo, sarebbero automaticamente detenute, senza la possibilità di lasciare le strutture fino a 18 mesi” sottolinea in un comunicato Matteo De Bellis di Amnesty International.
“La politica di esternalizzazione delle frontiere ha già dimostrato di essere fallimentare, con oltre 22 mila morti nel Mediterraneo Centrale dal 2014 ad oggi, di cui oltre 2.400 solo nel 2023” ha commentato invece Emergency.
“Senza contare il costo per la costruzione e la gestione dei due centri, una sorta di indennità da versare all’Albania, risorse che potrebbero essere usate per creare vie legali di accesso in Europa” conclude la nota dell’ong.
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