Il Pd ha paura: “Inchiesta sì ma sia a tempo”
Perché il Pd ha così paura del caso David Rossi? Se lo sono chiesti in tanti, ieri alla Camera, mentre si discuteva se istituire (di nuovo) la commissione d’inchiesta sulla strana morte del manager Mps, volato dalla finestra il 6 marzo del 2013, che nella scorsa legislatura ha avuto il merito (assieme alla ricostruzione delle Iene) di riaccendere i riflettori sulla vicenda. Mentre centrodestra, M5s e Italia viva sono concordi nel ritenere necessaria «la ricerca della verità» per i «troppi punti ancora oscuri», il Pd se n’è uscito con una proposta bizzarra: «Si faccia ma solo per 18 mesi. Lo dobbiamo alla famiglia», dice curiosamente il deputato Pd Andrea Casu. Qualcuno maligna che nel vecchio Pd Enrico Letta (casualmente eletto a Siena) non vedesse di buon occhio la vicenda. Tanto che il coraggioso avvocato della famiglia Carmelo Miceli è stato ricandidato in posizione ineleggibile, dietro all’ex ministro Peppe Provenzano e a Teresa Piccione, che alle Amministrative di Palermo di un mese prima prese molti meno voti del legale, primo degli eletti. Mentre in Sicilia è stato catapultato Antonio Nicita (eletto al Senato nel collegio Sicilia 2), docente di Politica economica presso l’Università di Siena. Per tacere del fatto che il Pd non firmò le conclusioni della commissione, allora presieduta da Pierantonio Zanettin (Forza Italia). Coincidenze, certo. Su cui però il segretario Pd Elly Schlein sarà chiamata a rispondere. A farlo sarà Carolina Marconi, la figlia di David Rossi, che stasera alle Iene lancerà l’appello bipartisan a lei e al presidente del Consiglio perché sulla strana morte del papà si faccia luce davvero. Se davvero la Schlein vuol far fuori i capibastone dovrebbe iniziare proprio da Siena, grumo pulsante del rapporto malato tra Pd, banche e finanza. «E il Csm si occupi dei tre pm che indagarono», chiede Roberto Giachetti, dopo la notizia che la Procura di Genova ha chiesto l’archiviazione di Nicola Marini, Aldo Natalini e Antonino Nastasi. «La manipolazione della scena del crimine nell’ufficio del manager ci fu ma è stata ininfluente», chiede la Procura ligure, che tralascia il movente dei festini gay a cui due di loro avrebbe preso parte assieme alla Siena bene. Ennesima stranezza di una vicenda da cui il Pd tenta (invano) di sottrarsi.
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