I verbali, l'altra compagna di Alessandro Impagnatiello: "Lo sentii dopo il delitto e mi disse: Giulia dorme. Ma il letto era vuoto"

I verbali, l’altra compagna di Alessandro Impagnatiello: “Lo sentii dopo il delitto e mi disse: Giulia dorme. Ma il letto era vuoto”

Che le mentisse, che non avesse lasciato la fidanzata per lei, l’aveva già capito da settimane. La scoperta delle foto del viaggio a Ibiza ad aprile, la piastra per capelli trovata a casa sua, le scuse accampate pure nel giorno del suo compleanno. Ma è da sabato 27 maggio, il giorno dell’omicidio di Giulia Tramontano, che l’altra ragazza con cui Alessandro Impagnatiello aveva una relazione (e che pensava di essere l’unica) inizia ad avere paura e a sospettare che lui c’entri con la sua sparizione. Da quando quella sera Giulia, incinta di sette mesi, due ore dopo “un incontro pacifico e cordiale in cui appena ci siamo viste ci siamo abbracciate per solidarietà femminile” non le risponde più ai messaggi sul telefono. E quando lo fa, il suo tono cambia. Qualcosa non va. Allora lei chiama Impagnatiello. In video, perché vuole vedere, non capisce, ha paura. “Era palesemente agitato tanto da risultare sudato, mi ha detto che Giulia dormiva, poi che era da un’amica”. Nove minuti di conversazione in cui A., la ragazza, 23 anni, sospetta di lui e lo incalza per verificare dove fosse Giulia Tramontano. Che era già morta da almeno quattro ore.

È quanto racconta la ragazza ai carabinieri della Omicidi del nucleo investigativo di Milano la mattina del 31 maggio (la sera stessa Impagnatiello farà trovare il cadavere della donna), ascoltata per la seconda volta nel giro di pochi giorni. Dichiarazioni chiave nell’inchiesta, per spingere gli investigatori coordinati dall’aggiunto Letizia Mannella e dalla pm Alessia Menegazzo a concentrarsi ancora di più su di lui, che confesserà quella notte.

Il viaggio a Ibiza con l’altra

La 23enne racconta che con Impagnatiello si frequentavano da giugno scorso. A dicembre lui le assicura di essersi lasciato con la compagna. È nello stesso mese che anche lei scopre di essere incinta. Decide poi – di comune accordo con lui – di interrompere la gravidanza. “Quando lui mi ha detto che si erano lasciati nelle mie visite a casa non trovavo più trucchi, spazzolino, accappatoio, i segni della presenza di Giulia. Non c’erano foto. Delle volte notavo dettagli tipo la piastra per capelli, ma mi diceva che ogni tanto Giulia tornava a prendersi ancora le sue cose”. I sospetti crescono ad aprile: “Lui era partito per Ibiza e mi aveva detto che era da solo ma io avevo capito che non era così”. Dopo quella vacanza la 23enne dice che “ho sbirciato sul suo telefono vedendo delle foto che li ritraevano a Ibiza, lei era chiaramente in stato interessante. Lui si è accorto che stavo guardando le foto e mi strappò il telefono di mano e abbiamo avuto una mezza discussione che io ho interrotto per via di altre persone presenti”. Poi, racconta sempre la ragazza, lui “mi aveva detto che il bambino non era suo, che avevano fatto un test del dna. Io gli avevo creduto. Lui mi disse che il motivo del viaggio insieme a Giulia era stato fatto perché lei era giù di morale”.

Il castello di bugie scricchiola

Bugie, menzogne, scuse. Impagnatiello prova a sostenerle, inutilmente. “Io avevo scoperto tutto perché dalle varie menzogne che mi aveva raccontato, a cui io non credevo, gli chiesi di farmi vedere il test del dna” dice A. Che poi aggiunge: “Ha fatto l’errore di prestarmi il suo iPad” e “lì ho trovato il documento da lui composto, il logo e un facsimile di test, quindi ho avuto la certezza che fosse falso”. È lei a dire di aver temporeggiato un po’, fino al suo compleanno, poco tempo fa, quando lui le racconta l’ennesima scusa per non farla andare a casa sua, “mi si è rotto il tubo dell’acqua” le disse. “Ma io sapevo fosse una scusa e che in realtà a casa sua ci fosse Giulia”. La ragazza non gli crede più, tanto che “avevo iniziato da un po’ a registrare le conversazioni tra me e Alessandro”.

L’abbraccio tra le due donne

È il 27 maggio. Ormai le due ragazze sanno l’una dell’altra. La 23enne a verbale racconta di aver trovato il numero di Giulia sull’Ipad di Alessandro, la chiama alle 14,38: “Lì in quella conversazione con Giulia ci siamo accordate pacificamente, anche perché eravamo entrambe vittime di un bugiardo, per incontrarci”. Poi due ore di messaggi, Impagnatiello viene invitato all’incontro ma prova a rimandarlo al giorno dopo: “Insisteva che sarebbe stato meglio vedersi tutti e tre la domenica dopo il lavoro”. Poi, quando capisce che non ha modo di evitare l’incontro-verità, si inventa una scusa con il manager dell’hotel (“Mia madre non sta bene”) e va via prima. Le due ragazze si vedono allora fuori dall’Armani Bamboo bar di via Manzoni a Milano, parlano per un’ora, empatizzano. Tanto che è A. a raccontare che “Giulia arriva all’hotel, il nostro incontro è stato veramente cordiale tant’è che appena ci siamo viste ci siamo abbracciate per solidarietà femminile”.

La paura

Quando si salutano, prosegue la 23enne, “Giulia mi ha detto che a lei interessava solo il bimbo, che sarebbe tornata a casa solo per parlare con Alessandro e lasciarlo. Non sapeva ancora se si fosse recata a Napoli dai suoi genitori ma sicuramente non voleva più vedere Alessandro. Io le ho proposto che se ne avesse avuto bisogno poteva venire a casa mia a dormire. Ma lei disse di non preoccuparmi. È andata via intorno alle 18,45”. A quel punto lei perde le tracce di Giulia Tramontano, che viene uccisa dal barman tra le 19,05 e le 20,30 di quel sabato. A. le scrive nel frattempo, ma lei non risponde. Poi il tono dei messaggi di risposta dalle 20,31 cambia. Sono i messaggi inviati dal compagno nella messinscena dopo il delitto, lui ha in mano il suo telefono. A. se ne meraviglia e la chiama, la telefonata viene rifiutata. La ragazza inizia a temere: “Perché non sapevo che fine avesse fatto Giulia e di cosa fosse capace lui”, è così che giustifica la sua paura.

La videochiamata

Sono le 23,29 di sabato 27 maggio. La 23enne è preoccupata e prova a indagare. Al terzo tentativo Impagnatiello le risponde, lei gli chiede dove sia Giulia. La donna è già morta, non è chiaro se il suo corpo in quel momento sia ancora in casa o già nel box. Ricorda la 23enne: “Mi disse che Giulia stava dormendo. Ho chiesto di confermarmi questa cosa e lui mi disse che era da un’amica. A seguito delle mie insistenze, si è recato in casa e mi ha fatto fare vedere il letto dove non c’era, poi mi ha fatto vedere anche il divano, su mia richiesta. Mi disse che era andata da una sua amica. Me lo disse anche su un audio Whatsapp. Comunque in casa, dalle immagini che Alessandro mi mostrava, Giulia non c’era ma Alessandro era palesemente agitato tanto da apparire sudato”.

L’insistenza per vederla 

Dopo la videochiamata Impagnatiello vuole vedere la ragazza. Insiste. E lei è impaurita tanto da farsi scortare a casa da un collega: “Le sue richieste erano talmente pressanti che mi ha accompagnato uno dei miei colleghi a casa, anche loro erano preoccupati”. Agli investigatori racconta della paura di Impagnatiello, che insisteva per vederla a fine turno dopo l’1,30, dopo il delitto di Giulia Tramontano nella loro casa di Senago. “Giunta a casa ho notato Alessandro, era fermo alla fermata del tram pensando io tornassi in tram – e nella cronologia delle ricerche fatte quella sera dal ragazzo sul suo cellulare ce ne sono anche alcune sull’ultima corsa del tram 14, ndr – . Sono salita in casa senza che lui mi vedesse. Lui ha iniziato a citofonare quando io gli ho detto che ero già in casa. Alla fine è salito e gli ho parlato attraverso le sbarre della finestra del ballatoio. Lui insisteva perché io lo facessi entrare, ma non ho voluto perché avevo paura”. Lei ha paura e sospetta. Tanto che il giorno dopo al lavoro lo vede uscire “con uno zaino da cui spuntavano dei guanti in lattice azzurri che ha preso dal lavoro” e scatta una foto. Guanti che sarà lo stesso Impagnatiello, reo confesso, ad ammettere di aver usato nel tentativo di bruciare il cadavere della compagna.

L’autopsia sulla 29enne, inizialmente programmata per domani, potrebbe slittare in attesa di ulteriori approfondimenti investigativi. In questa seconda fase di indagini va escluso che qualcun’altro possa aver avuto un ruolo nella vicenda, non tanto materiale quanto più di copertura e omertà.