I Genesis in Italia: «Peter Gabriel, Tony Banks, Mike Rutherford, Steve Hackett e Phil Collins nel 1972 ad Adria, eravamo in cento»

i genesis in italia: «peter gabriel, tony banks, mike rutherford, steve hackett e phil collins nel 1972 ad adria, eravamo in cento»

I Genesis in Italia: «Peter Gabriel, Tony Banks, Mike Rutherford, Steve Hackett e Phil Collins nel 1972 ad Adria, eravamo in cento»

ADRIA – L’annuncio è stato dato ieri: la prossima settimana The Musical Box, l’unica tribute band autorizzata e supportata dai Genesis, commemorerà per il pubblico italiano il cinquantesimo anniversario dell’album “Selling England by the Pound”. Ancora una volta sarà la profonda provincia veneta (fra le date di Legnago e Roma, tappa a Schio il 3 maggio) ad omaggiare il leggendario gruppo britannico. Come accadde il 6 aprile 1972, quando per la loro prima tournée fuori dal Regno Unito, a sorpresa Peter Gabriel, Tony Banks, Mike Rutherford, Steve Hackett e Phil Collins debuttarono al Teatro comunale di Adria, tanto da pernottare all’hotel Stella d’Italia: «Ci ho messo dieci anni a trovarlo, ma il registro delle presenze riporta con precisione i loro dati anagrafici», racconta il polesano Roberto Paganin, che di lavoro fa il consulente fiscale e per passione è «il fan-detective» del quintetto nelle sue varie trasformazioni.

A NORDEST

Quello di 52 anni fa era il tour per il disco “Nursery cryme”, tredici serate con avvio a Nordest: 6 aprile al Palasport di Belluno, 7 aprile alla discoteca Apollo 2000 di Godega di Sant’Urbano, 8 aprile al dancing Paradiso di Trieste, 9 aprile al Lem di San Martino Buon Albergo e poi in giro per l’Italia fino a Napoli. Tuttavia la partenza andò storta: «Secondo quanto ho ricostruito dice Paganin all’ultimo venne fuori che il palazzetto bellunese non era disponibile. Ma il promoter Maurizio Salvadori trovò un’alternativa per quel giovedì: il teatro di Adria era stato preparato per uno spettacolo del Mago Zurlì, previsto per la domenica precedente che fra l’altro era Pasqua, però poi Cino Tortorella aveva avuto un incidente e così la sede era rimasta pronta».

Su quell’evento restano le testimonianze di alcuni spettatori, riportate nei giorni scorsi sulla pagina Facebook intitolata alla rivista “Ciao 2001”. Ricorda ad esempio Carlo Biasioli: «Ad ascoltarli eravamo poco più di 100 persone. Fu un concerto indimenticabile per noi e per loro. Infatti da lì parti il loro successo mondiale. Purtroppo non esiste nessun filmato, nessuna registrazione e nessuna foto: quello che è successo in quel concerto è rimasto nella nostra mente e nel nostro cuore». Roberto Soncin aggiunge: «Cento persone è una stima ottimistica, forse 20 o 30, molti dei quali erano convinti di ascoltare i “Gens”, gruppo beat nostrano (siciliano, ndr.) in voga allora… Peter Gabriel ancora non amava travestirsi, lo ricordo vestito interamente di nero con una specie di calzamaglia. Quello che mi colpì fu la pacatezza del gruppo, i musicisti seduti e concentrati». Giampy Veronese confida: «Ero in collegio, ricordo un paio di manifesti fatti in fretta: doveva esserci Mago Zurlì. Avevo 14 anni, non mi diedero il permesso per andare a vederli». In collegio c’era anche il fratello di Paganin: «È più grande di me e studiava ad Adria, mentre io abitavo con i nostri genitori a Scardovari. Quella sera i suoi amici andarono a sentire un gruppo inglese che lui non conosceva, per questo si fece dare una cassetta da ascoltare. Quando tornò a casa, mi fece sentire quella musica e rimasi folgorato dai Genesis: avevo 8 anni e da allora non ho più smesso di seguirli».

I REPERTI

Del concerto di Adria non rimangono altre tracce. «Un fotografo di Rosolina aveva sviluppato alcune diapositive spiega ancora l’appassionato ma le ha perse dopo una serie di traslochi. In compenso ho recuperato uno dei quattro libroni con la copertina di pelle, sopravvissuti alla ristrutturazione dell’albergo Stella d’Italia, in cui sono stati registrati gli ospiti della notte fra il 6 e il 7 aprile 1972. Otto clienti di nazionalità “inglese”, nati nei primi anni 50, come risultava dai rispettivi passaporti: Peter Brian Gabriel, Anthony George Banks, Michael Rutherford, Stephen Richard Hackett e Philip David Collins, più i loro tecnici e tuttofare Robert Sworden, Paul Francis Korczak Kezelzowski e Richard Paul Macphail, «che era anche l’autista del pulmino con cui si spostavano musicisti e strumenti», sottolinea Paganin.

Nel gruppo “Ciao 2001”, c’è poi l’annotazione di Vito Civello: «Grazie alle registrazioni dell’hotel sappiamo anche che il gruppo supporter era quello degli Odissea, gruppo italiano di Biella». Roberto Serafin li applaudì la sera successiva nella tappa trevigiana a Godega di Sant’Urbano: «Li seguivo già da un po’, eravamo anche lì in pochi e abbiamo chiacchierato con loro fino al mattino». Prezzo dell’ingresso: 1.500 lire. «Ho fatto anche una ricerca alla Siae riprende Paganin perché mi sarebbe piaciuto vedere il borderò dei biglietti. Purtroppo c’è un buco negli archivi relativi alla gestione del teatro dal 1971 al 1974: ho trovato Orietta Berti, ma non i Genesis. Peccato: sarebbe stato bello esporre quei documenti al “Genesis Day 2012 Adria” che avevo organizzato per il quarantennale del concerto. Ma mi sono tolto la soddisfazione di far dormire Hackett, dopo 40 anni, nella stessa stanza che lo aveva accolto nel 1972. Il 2 novembre sarò al Geox di Padova per la sua celebrazione del cinquantesimo anniversario dell’album “The lamb lies down on Broadway”, l’ultimo con la voce di Gabriel».

IL TIRAMISÙ

Quegli anni epici, e molto progressive rock, sono stati narrati dal manager Macphail in “My book of Genesis”, libro che dedica spazio pure alle esibizioni nel Belpaese: «Maurizio (Salvadori, ndr.) sapeva sempre dove si trovavano i ristoranti migliori, quindi facevamo un pasto abbondante. Abbiamo imparato rapidamente a mangiare in stile italiano: prima la pasta, spesso spaghetti fatti in casa con una deliziosa salsa, una bistecca di carne, niente verdura, forse un po’ di insalata e poi un dessert, come il tiramisù. Abbiamo anche scoperto vini fantastici, così alla fine del pranzo, verso le quattro del pomeriggio, eravamo assolutamente sazi e ubriachi. Tornavamo in albergo, chiudevamo le tapparelle per creare un’oscurità completa, collassavamo nel letto e dormivamo come morti per due ore. Poi ci alzavamo e facevamo il concerto. La vita era bella e le arene erano piene, 5.000 e, nel secondo tour, 10.000 fan in attesa di ascoltarci». Folle di cui i 100 di Adria sono stati i pionieri.

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