Bocciata la variante Sogegross. Provincia e Regione dicono “no”
Se non è un stop poco ci manca. Gli uffici tecnici della Provincia di Massa Carrara e della Regione Toscana bocciano su più fronti la variante al Regolamento urbanistico adottata dal consiglio comunale di Massa per la realizzazione di un capannone destinato al commercio all’ingrosso, anche alimentare, nel lotto libero dell’area ex Dalmine. Quella ormai conosciuta come ‘variante Sogegross’. Al di là di quelle che sono le posizioni politiche già espresse a suo tempo sia dall’assessore regionale, Leonardo Marras, e dal presidente della Provincia, Gianni Lorenzetti, qui si va sul tecnico e sono gli uffici a declinare tutti i ‘no’, motivati, che mettono paletti che paiono quasi insormontabili per la variante Sogegross nei pareri inviati al Comune. E’ vero, gli uffici comunali potranno comunque controdedurre punto su punto e rispedire tutto al mittente ma a quel punto si potrebbe entrare in una spirale di contenzioso tecnico che potrebbe spingersi fino al Tar.
Le contestazioni mosse da Provincia e Regione sono così forti che nel caso in cui fossero respinte dai tecnici di palazzo civico e a seguire dal voto in consiglio comunale, la stessa successiva approvazione della variante potrebbe poi essere impugnata di fronte al Tribunale amministrativo e pure in un secondo grado di giudizio al Consiglio di Stato. Significa tempi lunghissimi che mal si conciliano con quelli di un investimento economico che comunque è fermo al palo dal 2018 e potrebbe attendere ancora. Il parere più duro sembra quello della Provincia e, al di là degli approfondimenti tecnici, in punta di normativa, la bocciatura è evidente.
“La variante – scrivono dalla Provincia – non è supportata da alcuna analisi valutativa né da studi di settore e neppure da uno specifico quadro conoscitivo. Nulla viene detto sull’importanza del lotto rispetto al complesso del comparto funzionale industriale artigianale ex Dalmine che si ricorda essere un vecchio e tradizionale comparto a esclusivo carattere industriale”. La Provincia evidenzia anche l’assenza di studi specifici sul flusso di traffico, sia sulla viabilità esterna sia su quella interna, nonostante il bacino di utenza per il commercio all’ingrosso sia molto esteso e rimarca anche l’assenza di valutazioni sulla promiscuità di parti comuni fra attività industriali già insediate e il commercio all’ingrosso. Inoltre per gli attuali strumenti urbanistici in vigore, dal Piano territoriale di coordinamento al piano strutturale fino al Ru, “il lotto dovrebbe essere riqualificato tenendo conto del prioritario interesse dello storico comparto industriale e destinato esclusivamente alla localizzazione di attività produttive come aree volano”.
Per la Provincia, insomma, la variante è “non coerente e difforme” con gli obiettivi strategici della Zia e delle aree industriali dismesse da bonificare del Ptc; “non coerente e con probabili profili di incompatibilità” con gli obiettivi operativi degli insediamenti produttivi del Ptc. E ancora “non conforme e in contrasto” alle disposizioni prescrittive per gli insediamenti prevalentemente produttivi del Ptc. Inoltre chiede al Comune di spiegare meglio “l’effettiva coerenza delle varianti alle disposizioni normative del Ps, con l’approccio di tutela e valorizzazione della Zia ai fini produttivi e industriali che il Ps e il Ru manifestvano e perseguivano evitando la nuova previsione di attività di commercio all’ingrosso in particolare all’interno dei vecchi comparti”. Poi il dimensionamento del commerciale all’ingrosso per la zona secondo la Provincia dovrebbe prima essere dimensionato nel nuovo Piano strutturale prima di insediarlo.
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