I trattori bloccano il casello dell’A14: traffico in tilt
La marcia dei trattori stavolta blocca a singhiozzo l’accesso all’autostrada. Ieri mattina e anche nel pomeriggio i mezzi agricoli, facendo base nel piazzale del concessionario dismesso, hanno bloccato la rotatoria davanti al casello dell’A14. Diverse volte anche per venti minuti-mezz’ora ogni volta. Un blocco sorvegliato dalle forze dell’ordine che non ha mancato di causare qualche malessere da parte degli automobilisti che si spostavano soprattutto per lavoro ma che ha incassato anche molta solidarietà. Oltre al blocco sono stati organizzati dei piccoli cortei sia in direzione Castelferretti che Chiaravalle. Uno dei trattori teneva impiccato un fantoccio: “Giusto i soldi per la corda mi erano rimasti” gridava il cartello. “Eravamo oltre 220 mezzi – spiega Elisa Fulgenzi, imprenditrice agricola chiaravallese che guida le proteste marchigiane dei trattori – e oltre trecento persone hanno partecipato. Agricoltori, allevatori ma anche vignaioli. Abbiamo fatto caroselli e bloccato il traffico, convinti che sia arrivato il momento di farci sentire ancora di più. Gli interventi annunciati non sono in grado di risolvere i problemi che rendono impossibile per noi lavorare e che non tutelano le produzioni di qualità e made in Italy. Sono venuti anche da Macerata e da Fabriano, tutti convinti che si debba continuare e implementare la protesta. Nei prossimi giorni, probabilmente già la prossima settimana saremo a Jesi. La mobilitazione non si ferma certo qui: I’intenzione è di organizzare un altro sit in a Jesi con cortei anche con un presidio da svolgere per più di un giorno. Abbiamo intenzione di invitare il sindaco di Jesi come abbiamo fatto con quello di Senigallia per spiegare le nostre richieste ed illustrare le nostre proposte. Siamo al lavoro con la questura per organizzare il tutto. Anche ad Ancona ma stiamo facendo fatica ad ottenere i permessi”. “Il problema – spiegava ieri mattina l’agricoltore Luciano Petrini – sono i prezzi troppo bassi dei nostri prodotti. Abbiamo perso circa il 50 per cento dell’annata precedente. L’ultima è stata un’annata disastrosa: il raccolto è stato pochissimo e di scarsa qualità. Il prezzo bassissimo mentre contemporaneamente abbiamo affrontato costi altissimi affrontati. Le norme che hanno approvato di fatto non si applicano e noi di fatto siamo costretti a commercializzare a prezzi inferiori al costo di produzione. Fino a che non lo capiranno noi continueremo a manifestare, pacificamente ma a manifestare”.
Sara Ferreri
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