Barricati contro la furia. Violenza cieca nel locale. Paura tra i clienti in fuga: “È stato un incubo”
Offese, grida, spintoni e poi bottiglie, piatti e bicchieri lanciati. È stato il panico domenica sera al “Passaparola”, il ristorante in viale Michelangelo, pieno. Pieno di famiglie, bambini che avevano scelto di cenare nel ristorante di Emanuele Di Rocco. “Sono ancora incredulo per quanto è accaduto”, ci dice. “Tutto è partito da un cliente di origine marocchina. Lo conosco, veniva spesso a pranzo. Domenica sera si è presentato con due suoi connazionali. C’era il pieno di gente nel locale. Ad un certo punto i camerieri mi fanno presente che il ragazzo non era esattamente in sè. Urlava parolacce, offendeva le cameriere” racconta Di Rocco.
“Mi sono avvicinato e gli ho chiesto di venire fuori a parlare, e che se avesse continuato con quell’atteggiamento mi sarei trovato costretto a chiamare la polizia. L’avessi mai detto…”.
È a quel punto che la furia dell’uomo diventa violenza. “Si è alzato e mi ha spinto. Io mi sono allontanato. Ne è nato un inseguimento. Sono riuscito a farlo uscire, ma lui con violenza è rientrato. In quel momento è anche caduto a terra ferendosi il naso. Era una furia. Abbiamo cercato di fermarlo. Ha iniziato a gettare a terra bicchieri e piatti che trovava sui tavoli. Ha lanciato bottiglie. Immaginatevi i clienti. C’era il panico”.
Intanto viene chiamata la polizia. Alcuni clienti riescono a porrarlo fuori dal ristorante, e si chiudono dentro per proteggersi. “Sessanta persone barricate nel locale, mentre lui dalla vetrata continuava ad inveire. Dentro bambini che piangevano, donne nel panico” continua a raccontare il titolare. All’arrivo della polizia la furia non si placa. Lo ammanettano, lui continua ad inveire e a spintonare con il corpo. Minaccia e sputa, poi viene caricato in ambulanza. “Non mi è mai capitato niente di simile” continua il proprietario del ristorante.
“Sono allibito e tremendamente dispiaciuto per i miei clienti. A chi me lo ha permesso, ho offerto la cena”. Intanto ieri in tribunale si è tenuto il processo per direttissima per resistenza e violenza a pubblico ufficiale, reati per i quali gli è stato imposto il divieto di dimora ad Arezzo. Il giovane, con numerosi precedenti, (dall’evasione alle minacce gravi, dai danneggiamenti a resistenza a pubblico ufficiale), senza documenti in regola per il permesso di soggiorno, era presente in tribunale. Davanti al giudice ha ammesso che quella sera aveva fatto uso di cocaina e alcol. Questo motiva, ma ovviamente non giustifica, tutta la sua follia dentro e fuori dal ristorante.
“Dalle analisi è emerso che il tasso alcolemico sfiorava i 2,50 g/l, nel sangue aveva anche oppiacei, cannabis e metanfetamine” ci spiega l’avvocato di Da Rocco, Tiberio Baroni che in queste ore sporgerà denuncia “per lesioni, danneggiamento, se non addirittura per violenza privata, minacce e sequestro di persona”.
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