Giulia Tramontano, le ricerche sul web e il veleno in casa: Impagnatiello pianificava il delitto da giorni

Giulia Tramontano, le ricerche sul web e il veleno in casa: Impagnatiello pianificava il delitto da giorni

“Veleno per topi”. E ancora: “Effetti sugli esseri umani”. Lo scavo nelle cronologie degli apparecchi di Alessandro Impagnatiello aveva già fatto emergere un indizio prezioso. E la confezione di tossico trovata ieri nell’appartamento di via Novella, a Senago, rafforza quello che la pm Alessia Menegazzo e l’aggiunto Letizia Mannella, insieme con i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, avevano intuito fin da principio. E cioè che il barman reo confesso aveva studiato di eliminare la compagna Giulia Tramontano, incinta al settimo mese, diversi giorni prima del delitto. E che quel femminicidio, eseguito a coltellate sabato sera, è stato soltanto l’improvvisa accelerazione di un piano che aveva preso corpo in altro modo: uccidere a poco a poco la ragazza e il bimbo che portava in grembo, un granello di veleno alla volta.

Con premeditazione, quella esclusa dal gip Angela Laura Minerva, che ancora non aveva questo elemento quando ha convalidato il fermo. La doppia scoperta del tradimento, da parte di Giulia e della fidanzata “parallela” di Impagnatiello, ha poi fatto precipitare le cose. Ma quelle tracce sono rimaste, nelle memorie di telefoni e tablet e all’interno di casa, box e cantina, insieme alle altre riscontrate durante il sopralluogo effettuato da carabinieri e magistrati nell’assolata quiete di Senago. Pur ripulita a lungo, la scena del delitto ha rivelato i suoi segreti davanti alle tute bianche della Omicidi e della sezione Rilievi e alle stesse Menegazzo e Mannella, che hanno attraversato con i calzari il trilocale più cucina in via Novella.

La macchia di sangue più nitida era sulla parete di destra della saletta, subito dopo l’ingresso e di fronte alla foto dell’ultima vacanza ad Ibiza e alla porta della cucina. Qui, sul ripiano sopra il forno, è stato ritrovato il ceppo di coltelli: su questo, la versione di Impagnatiello – che aveva indicato al gip una delle lame, lavata e pulita col sapone, come arma del delitto – trova conferma. I carabinieri hanno poi sequestrato diverse confezioni di pellicola, con cui il corpo bruciato di Giulia era stato avvolto prima di essere infilato in un grosso sacco di plastica.

Le incongruenze non finiscono qui. La Procura continua a indagare per capire se qualcuno abbia aiutato Impagnatiello nella fase successiva all’omicidio di Giulia, per pulire la scena del crimine e far sparire il corpo. Rimbalza da giorni la dichiarazione in tv di un barista della zona: Alessandro e la madre, tra il delitto e la scoperta del cadavere, erano entrati nel locale per chiedere se le telecamere di sorveglianza fossero attive e avessero registrato qualcosa. Gli inquirenti, inoltre, sono convinti che il fermato non abbia detto tutta la verità sul momento in cui ha abbandonato il corpo di Tramontano vicino ai box di via Monte Rosa, a poche decine di metri dall’abitazione. L’autopsia, in programma venerdì, servirà anche a chiarire questo aspetto e sulla possibile esistenza di qualcuno che abbia aiutato il barista a spostare il cadavere. L’addetto alle pulizie del condominio, tra le altre cose ha raccontato di aver visto molta cenere lungo le scale e di aver sentito un rumore come di trascinamento. Anche i vicini di casa della coppia, che abitano esattamente al piano superiore, già domenica avevano visto tanta cenere fuori dall’appartamento di Impagnatiello e lungo le scale, sul pianerottolo fino ai box. L’impressione degli investigatori è che più si andrà avanti nelle indagini e più emergeranno bugie e verità di comodo frutto della personalità “narcisistica e manipolatrice “del 30enne.