“La coda delle lucertole“
Un’opera prima figlia di una penna smagliante, che mantiene saldi i legami con il passato e guarda oltre il presente e le dimensioni definite e conosciute. Un romanzo breve “ad aggiungere”, nato come racconto e cresciuto con l’arricchimento di particolari e inchiostro, fino a dilatarne la trama: si chiama “La coda delle lucertole” ed è firmato da Alice Cervia, che lo presenterà sabato 2 marzo alle 17.30 al circolo Arci di piazza Querciola a Castelnuovo Magra, borgo in cui vive, dialogando con Geppina Sica. Pubblicato da Augh Edizioni, narra la vicenda di Vincenzina Montefiori, ventitreenne che si mantiene con un lavoro sui generis: si procura da vivere portando a termine ricerche genealogiche su commissione. La sua storia s’incrocia con quella di Ruben, bizzarro vicino di casa che sostiene di essere un cacciatore di anime evase dall’aldilà e la ingaggia per rintracciare la famiglia di un senzatetto, Mario, scomparso anni prima. Sarà questo il la per dare il via a un romanzo a cavallo fra weird e fantasy, ispirato agli autori di riferimento dell’autrice: Neil Gaiman e Jasper Fforde. Già giornalista, ora autrice, esperta di comunicazione, project manager nel ramo produzioni video e animatrice del NewCastle Book Club, Alice Cervia si è avvicinata alla narrativa durante la pandemia. “Ho cominciato a scrivere soprattutto racconti brevi – racconta – , che inizialmente tenevo per me. Mi sono poi fatta coraggio e ho provato a proporne qualcuno a riviste specializzate e diversi sono stati pubblicati”. Ecco, quindi, che da qui tutto ha iniziato a convergere verso la genesi di “La coda delle lucertole”. “Mi capitava di notare qualcosa di buffo, di strano, un possibile spunto per un racconto e accorgermi poi che era un ‘pezzo’ della storia di Vincenzina. Così ho continuato ad accumulare questi dettagli e spunti per un po’. Ad un certo punto, mi sembrava che tutti insieme raccontassero la sua storia e quella di Ruben”. Il puzzle si è composto, con un omaggio speciale. “Montefiori – continua la Cervia – era il cognome di mia nonna: questo è un libro che parla di memoria e di legami ed è saltato fuori quasi per caso, ma mi è sembrato subito adatto. Lo trovo ‘poetico’, quasi una storia nella storia. Il tema della memoria, delle radici, delle indagini di archivio e genealogiche mi affascina molto, così come le storie che raccontano i cimiteri, quindi forse in Vincenzina c’è un po’ di me”.
Chiara Tenca
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