Giustizia, Nordio contro il sequestro dei cellulari: “Contengono una vita intera, non possono essere messi un mano a un pm”. L’Anm: “Così si delegittimano i magistrati”

Vittorio Sgarbi all’evento “La ripartenza, liberi di pensare”

«Sequestrare un cellulare non significa soltanto captare le conversazioni tra Tizio e Caio, significa sequestrare una vita, non può essere messa in mano a un pubblico ministero che con una firma se ne impossessa e poi magari non vigila abbastanza sulla sua divulgazione». Con queste parole il ministro della Giustizia Nordio ha annunciato l’intenzione del governo di intervenire sulla «disciplina per il sequestro dei cellulari e degli smartphone». Parole destinate a scatenare una nuova polemica. Immediata la risposta della magistratura: «Colpisce che, per intervenire in materia di sequestro di cellulari e intercettazioni, si dipinga in modo indiscriminato il pubblico ministero come una figura oscura, fuori controllo, che si impossessa dei dati e non vigila sulla loro divulgazione», ha dichiarato all’Ansa Alessandra Maddalena, vicepresidente dell’Anm. «È una continua opera di delegittimazione della figura del pm, che si vuole a tutti i costi rappresentare come estranea alla cultura della giurisdizione. E l’unico effetto sarà di privarlo delle garanzie di autonomia e indipendenza previste dalla Costituzione e di sottoporlo alla influenza del potere politico, a danno dei cittadini».