Culle sempre più vuote. Scomparsi oltre 3mila abitanti, anche le imprese soffrono: “Subito la zona franca urbana”
Partiamo col dato demografico, che già basterebbe a giustificare l’esigenza di “un piano Marshall per la nostra Provincia”, la cui traduzione sarebbe la zona franca urbana da inserire “tra le priorità dell’agenda politica”. Un cavallo di battaglia portato avanti da Confartigianato per bocca del presidente provinciale Graziano Gallerani e del segretario Paolo Cirelli.
Il saldo negativo sulle nascite è lento e inesorabile: al primo gennaio 2023, stando all’elaborazione dei dati Istat della Camera di Commercio su input del segretario generale Mauro Giannattasio, emerge che la popolazione sconta una decrescita di 3.400 unità rispetto all’anno precedente. I nuovi nati sono 1.849 (con una flessione dell’1,4%) e più della metà della popolazione ha superato i 50 anni. I nuovi nati sono mille in meno rispetto al 2008. La mortalità – che si attesta a 5.248 unità – è in calo ma resta tra le più alte in Italia. Basti pensare che, la media emiliano-romagnola è di 12,4 ogni mille abitanti (il dato nazionale è 12,1), mentre Ferrara è a quota 15,5. Goro, tra il 2018 e il 2023 ha perso il 5,9% della popolazione, Jolanda di Savoia perde il 6,3%. Le due realtà che perdono meno abitanti sono Comacchio (con un -0,3) e Cento (con un -0, 5). Andiamo all’indice di vecchiaia. Nel 2023, è un valore che per il capoluogo pesa per il 282,3%. A Copparo, il dato è ancora più alto, siamo al 405,4%, per il 375,3% a Codigoro e per il 169,1% a Cento. L’elaborazione fatta in prospettiva per il 2024 scatta un’istantanea ancora più drammatica. A Jolanda l’indice che calcola il rapporto tra over 65 e persone tra zero e 14 anni raggiunge l’apice del 543,5%. Ad Argenta arriva a 331,4 punti, a Bondeno siamo a 336,8. Tutti i Comuni hanno perso una larga fetta di popolazione in questi anni. Codigoro ha perso il 5% dei residenti, Ferrara è scesa di 1,8 punti (scendendo sotto i 130mila abitanti), Fiscaglia ha perso il 4,4% (ora è a 8.403 residenti) e Riva del Po il 5,6% dei residenti (scendendo a 7.403 unità). Non va meglio se ci spostiamo sul lato delle imprese. Anzi. La variazione che fa tremare i polsi è quella che si registra, su larga scala, tra quelle attive nel 2008 e quelle attive nel 2023. Il risultato è negativo, su tutti i fronti. Ferrara ne ha perse oltre l’11 per cento (fermandosi poco sopra le 10mila), Bondeno ne ha perse il 27,2% (1.118 unità attive), Cento quasi il 14% (2.833 unità attive), Jolanda oltre il 34%, Portomaggiore il 23,9 e Tresignana il 29,3, Comacchio -13,8%. Ne consegue che anche la forza lavoro impiegata nei diversi settori sia drasticamente il calo. Argenta, tra il 2018 e il 2023, sul commercio perde il 16,5% di addetti (fermandosi a poco più di settecento), Lagosanto nel settore segna un -20%, mentre Ferrara perde oltre sette punti percentuali. L’industria, a Cento, perde il 22,3% di addetti (sono poco più di tremila attivi), mentre Fiscaglia il 12%, Comacchio perde poco più di un punto percentuale. Il dato sui servizi alle imprese a Comacchio è devastante: si è perso oltre il 30% di addetti. A Goro un -43%. Nel comparto Agricoltura e pesca, Lagosanto segna una flessione di oltre 82 punti percentuali.
Di qui, la proposta di Confartigianato. “Gli svantaggi socio-economici sono talmente ampi e distribuiti su tutto il territorio che, temiamo, nessun amministratore presente e futuro, seppur capace e competente, riuscirà a compensarli con le sole politiche locali territoriali – è la premessa di Gallerani e Cirelli –. Solo misure straordinarie come la zona franca urbana potranno consentire un’inversione di tendenza. Accanto a questa, sarebbe auspicabile la realizzazione delle infrastrutture logistiche indispensabili come la Cispadana, la Romea, la Ferrara-mare e la terza corsia dell’A13”. Per cui, spiegano i vertici dell’organizzazione di artigiani, “serve un piccolo piano Marshall, almeno per alcune aree vaste della provincia, che intervenga sulle piccole e medie imprese con significative e straordinarie agevolazioni fiscali, contributive e creditizie. Dallo sgravio totale per tre anni delle imposte e dei contributi, passando per finanziamenti con restituzione ventennale a tassi agevolati”. Una sorta di piano “di intervento sulle aree depresse” che, ricordano presidente e segretario di Confartigianato, “nel secolo scorso sono state utilizzate in alcune aree della provincia”. Vista l’imminenza degli appuntamenti elettorali “soprattutto molto utile se tutte le forze politiche in campo alle prossime amministrative, potessero inserire nei propri programmi questi temi o almeno ne potessero valutare un’aperta discussione e, magari trovare proprio su queste priorità, una condivisione affinché il territorio possa lavorare nel prossimo quinquennio al raggiungimento di obiettivi di rinascita sociale ed economica”.
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