"Fate qualcosa, basta dire sempre no". Draghi suona la sveglia all'Ue

“Fate qualcosa, basta dire sempre no”. Draghi suona la sveglia all’Ue

Mario Draghi torna nuovamente sulla scena internazionale e sferza pesantemente l’Europa. “Mi hanno chiesto al termine di Ecofin quale sia l’ordine delle riforme necessarie per l’Ue, quale sia l’ordine non lo so, ma per favore, è il momento di fare qualcosa, decidete voi cosa ma per favore, si faccia qualcosa, non si può passare tutto il tempo a dire no”, è l’esortazione lanciata dall’ex presidente della Banca Centrale Europea ai presidenti delle commissioni dell’Europarlamento riuniti a Strasburgo sul dossier competitività. Proprio su quest’ultimo Draghi era stato incaricato di compilare un report su invito della Commissione Ue.

Se non è un nuovo “Whatever it takes”, poco ci manca. Per dare una prospettiva reale all’Europa, come comunità politica e come comunità economica, è poi indispensabile partire da quello che non funziona. “I soldi sono solo un aspetto del problema. L’altro aspetto è una profonda rivisitazione delle regole che abbiamo costruito e sulle quali abbiamo lavorato”. In particolare, Draghi fa riferimento al mercato unico. “Le chiamavamo riforme strutturali. È quello che dobbiamo fare ora: riforme strutturali, a livello di Unione Europea. Il mercato unico – aggiunge – è altamente imperfetto: ci sono centinaia di direttive che non vengono attuate, o che vengono attuate in modo diverso a seconda dei Paesi”.

La sveglia fatta suonare dall’ex presidente del Consiglio dimostra quanto ancora sia piuttosto tortuoso il percorso da attraversare per recuperare la nostra competitività, in particolare in termini di mobilitazione del massiccio fabbisogno di investimenti. Draghi ha infatti sottolineato la necessità di essere competitivi per mantenere i nostri sistemi di welfare e preservare i nostri valori fondamentali, chiedendo al tempo stesso di ritrovare la capacità di agire collettivamente e per l’interesse collettivo.

Poi c’è il riferimento, altrettanto significativo, al mercato elettrico. “È un altro settore cui dobbiamo guardare, perché chiaramente l’Europa non può essere competitiva, se paghiamo l’elettricità tre volte tanto quanto costa negli Usa e il gas naturale cinque o sei volte tanto. Ci sono molte cose che dobbiamo fare, delle quali i soldi sono solo una”. Proprio parlando di soldi e di risorse, ecco arrivare quindi un altro passaggio chiave. Nell’Ue, afferma, c’è “un immenso bisogno di investimenti”, che dovrebbe essere soddisfatto con “qualsiasi mezzo” utile allo scopo. Si potrebbe anche pensare “ad un mix di molte cose. Una delle cose, probabilmente la più importante, è la capacità di mobilitare i risparmi privati”.

L’ex premier è infatti poi tornato a battere su uno degli argomenti che più gli sta a cuore, nonché uno dei punti deboli dell’Ue: la ricerca scientifica e i finanziamenti scarsi – soprattutto dal settore privato – per sostenerla. Una delle questioni principali, si è domandato Draghi, è stata: “Come possiamo mobilitare meglio i risparmi privati e i soldi pubblici per questi progetti? Ma il secondo punto è l’innovazione: come la stimoliamo nell’Ue?”. Mario Draghi qua si riferisce espressamente “agli Usa, perché sono una democrazia”. Mentre in Cina, chiaramente, “la società è molto diversa. Negli Usa circa i due terzi della ricerca vengono finanziati dal settore privato, solo un terzo dal pubblico. Nell’Ue due terzi della ricerca è finanziata dal settore pubblico. Perché il finanziamento privato è così scarso nell’Ue?”, conclude.

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