Spari contro gli studenti, 3 feriti davanti al liceo ​Catullo. La follia di madre e figlio: «Eravamo esasperati». Chi sono

spari contro gli studenti, 3 feriti davanti al liceo ​catullo. la follia di madre e figlio: «eravamo esasperati». chi sono

Spari contro gli studenti, la follia di madre e figlio: «Eravamo esasperati». Chi sono

Una manifestazione di protesta degli studenti, l’intralcio al traffico, qualche petardo fatto scoppiare e, come nel film “Un giorno di straordinaria follia”, una donna di 54 anni furibonda per essere rimasta bloccata in auto e suo figlio ventenne che sparano contro i manifestanti a Monterotondo. Conseguenze gravi, ma poteva andare peggio: tre studenti sono stati feriti alla testa da pallini di gomma esplosi con una pistola e un fucile ad aria compressa. Ma la 54enne è sicura: «Nessuno ha sparato, la pistola che avevo in mano io era senza caricatore e il fucile di mio figlio è ad aria compressa, non ci sono proiettili di nessun tipo».

L’ESASPERAZIONE

I cinque minuti di follia metropolitana sono andati in scena l’altra mattina a Monterotondo. L’insofferenza nutrita da tempo dalla donna, che lavora presso uno studio medico, nei confronti degli allievi del liceo classico Gaio Valerio Catullo, causata dagli assembramenti e il caos all’entrata, è esplosa intorno alle 8.30, mentre una settantina di ragazzi stava protestando davanti al cancello chiuso, contro il rigetto del piano organizzativo didattico sulle giornate alternative. «Non ce la faccio più – ha gridato la donna, capelli corti biondi, tuta viola e giubbotto nero ai carabinieri intervenuti dopo la segnalazione al 112 – fanno troppo rumore, tutti i giorni è così, mi esasperano!». La signora stava uscendo dal cortile al volante della sua auto e non riusciva a effettuare la manovra in modo agevole per la presenza del corteo studentesco. Così, scesa dall’abitacolo, è tornata a casa e ha preso l’arma, che solo successivamente si è scoperto essere ad aria compressa e in “libera vendita”. L’ha puntata con aria minacciosa verso i manifestanti, e un attimo dopo – a quanto hanno raccontato i ragazzi – si sono sentite le detonazioni.

I RAGAZZI 

«Ho pensato fosse vera, cosГ¬ mi sono allontanato di corsa – ha spiegato poco dopo uno studente -. Qualcuno ha creduto che fosse uno scherzo, ma poi, sentiti i primi spari, abbiamo capito che faceva sul serioР’В». Gli studenti, tutti maggiorenni, sono stati raggiunti anche dai pallini di gomma che sarebbero stati sparati dal figlio della donna, uscito in balcone con una carabina ad aria compressa. I tre feriti si sono fatti medicare sul posto, prima dellРІР‚в„ўarrivo di unРІР‚в„ўambulanza del 118. Per la donna e il figlio, sconosciuti alle forze dellРІР‚в„ўordine fino a ieri mattina, ГЁ scattata la denuncia per lesioni aggravate ed esplosioni pericolose.

Il regolamento di conti in stile western è arrivato dopo anni di tensione e malessere della “giustiziera” nei confronti degli studenti suoi vicini di casa, accusati di essere eccessivamente rumorosi. «È da tempo che va avanti questa vicenda – spiega Giuseppina Frappetta, preside del liceo di via Tirso – spesso in passato la signora aveva citofonato a scuola e chiamato i carabinieri perché non poteva uscire dal cancello». La protesta di ieri mattina era stata organizzata per dire no al rifiuto, da parte della scuola, della proposta avanzata dagli studenti per inserire nel piano didattico il corso di cinema, di uncinetto, di filosofia e tanti altri voluti dagli allievi. Nel tardo pomeriggio di mercoledì il collegio docenti, a maggioranza, aveva votato contro il progetto studentesco da realizzarsi in cogestione con i professori. La delusione aveva spinto il 30 per cento degli studenti a non entrare in classe.

LA DENUNCIA

Probabilmente anche per dirimere tali dissidi, quest’anno è stato attivato un secondo accesso per favorire il flusso degli studenti all’entrata, sebbene si tratti di un ingresso riservato agli iscritti che usufruiscono del Cotral. La donna, dopo aver spiegato ai militari e agli agenti di polizia locale arrivati sul posto il motivo del suo gesto, che avrebbe provocato conseguenze ben più gravi se i pallini avessero colpito agli occhi i ragazzi, ha consegnato la pistola, posta sotto sequestro insieme con la carabina, ed è stata portata in caserma dove ha ribadito di non aver mai sparato. Secondo la sua versione, infatti, dall’arma che aveva in mano lei, come anche da quella del figlio, non sarebbe partito nessun colpo. «Non possiamo sapere se, visto il lancio dei petardi, i ragazzi si siano fatti male da soli con i fuochi», ha ribadito la 54enne che è certa: «Avevo in mano una pistola a pallini senza neanche il caricatore. Non sono una criminale, non ho idea di come funzioni una pistola». «Non sono matta – ha aggiunto -, lavoro da 30 anni negli studi medici, sono solo esasperata dopo anni che chiedo l’intervento delle forze dell’ordine perché davanti casa mia non c’è pace giorno e notte e nessuno fa niente». Dichiarazioni che arrivano dopo aver raccontato delle innumerevoli volte in cui il suo giardino – che confina proprio con la scuola – è stato riempito dagli studenti di bottiglie di vetro o altri rifiuti che è stata costretta a pulire.

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