L’arroganza perde in politica
Caro Marco,
la dignità e il valore di un essere umano consistono anche nella sua capacità di dirsi sconfitto quando lo è. E questo principio vale anche e soprattutto in politica. Per quanto possiamo sforzarci di dare una lettura non negativa, addirittura positiva, come qualcuno ha forzatamente tentato di fare, delle elezioni in Sardegna, ribadendo che Fratelli d’Italia, ad esempio, ha conquistato più consensi rispetto alle ultime votazioni per il rinnovo delle Camere, cosa vera, sta di fatto che il centrodestra, come tu stesso sottolinei, ha perduto una regione, sebbene tutti dessimo per scontato che la coalizione che guida il Paese sarebbe stata confermata alla guida dell’isola. Invece no. Invece, sorprendentemente, questo non è accaduto. Inevitabile e doveroso, a questo punto, interrogarsi circa i motivi che hanno determinato questa situazione, ossia su errori, disattenzioni, leggerezze, miopie e abbagli che hanno condotto le forze del centrodestra a farsi scippare da grillini e piddini l’isolotto, a consegnarlo nelle mani della sinistra, di Schlein e Conte.
È emersa con evidenza una debolezza che pure già conoscevamo dell’alleanza di centrodestra. Talvolta i candidati a rivestire i ruoli apicali, come quello di sindaco o presidente di Regione, vengono designati e selezionati in maniera alquanto approssimativa e pasticciata. Basti considerare la scelta di candidare il medico, che pure stimo, brillantissimo pediatra, Luca Bernardo, a Milano, contro l’uscente Beppe Sala. Fu una decisione nociva: avremmo forse potuto, finalmente, dare al capoluogo lombardo un amministratore di centrodestra, che rimettesse un po’ la città in ordine, invece ci siamo autocondannati ad altri cinque anni di disastrosa gestione rossa. E adesso la scelta di un candidato quale presidente di Regione Sardegna che è stato bocciato persino dalla sua città, quella che ha amministrato, Cagliari. Possibile che nessuno sapesse che sarebbe stato necessario indicare un candidato più forte, in grado di sbaragliare la concorrenza? Io credo che il centrodestra percepisca di essere tanto preferito da sottovalutare l’importanza della designazione del giusto candidato a livello locale. E se così fosse, l’errore della coalizione sarebbe dettato dall’arroganza, dalla presunzione, da un eccesso di convinzione. Male da curare, di cui poco mi stupisco, dal momento che si tratta di vizi diffusi e dominanti in politica, che hanno prodotto la caduta, la sconfitta e il fallimento di tanti. E mi auguro che la lezione sia stata appresa, anche perché si avvicinano altri appuntamenti elettorali.
Per quanto riguarda la vittoria di Todde, direi che essa è fin troppo enfatizzata e gonfiata. Andrebbe ridimensionata.
Non siamo davanti ad un trionfo, o ad una vincita schiacciante. Ecco perché trovo persino ridicolo che la sinistra si pavoneggi e si dia arie, credendo di potere nutrire chissà quale ambizione. Qualcuno ha detto che la vittoria dei progressisti in Sardegna indicherebbe che la maggioranza che governa non corrisponde più alla maggioranza degli italiani, insomma che la destra governa senza il consenso del Paese. Il che è assurdo. Ricordo che siamo in democrazia e che le ultime elezioni sono state stravinte dal centrodestra. C’è poi chi ritiene che l’avere assunto la direzione della Sardegna sia predittivo di una serie di vittorie della sinistra sia a livello regionale che nazionale nonché della erosione della fiducia nei confronti della premier Giorgia Meloni. Bene, anche questa visione è sintomo di quella tracotanza tanto comune in politica. Essa abbonda sia a destra che a sinistra, sia tra i vincitori che tra gli sconfitti.
Insomma, la sinistra ha vinto un match al biliardino e, tutta gasata, si illude di stare per vincere il campionato di serie A.
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