Il suo obiettivo è unico e chiaro: smettere di sembrare un essere umano. Un percorso che Odin, tatuatore di Los Angeles appassionato di modificazioni del corpo, sta portando avanti con successo da 12 anni ed è passato attraverso un buco sulla punta del naso ed entrambi i bulbi oculari tatuati. L’ultimo passo è stata la rimozione dei capezzoli, che ha definito quanto mai dolorosa, e la sua mente pensa già al prossimo: sspera di liberarsi presto dell’ombelico.
La trasformazione
Tutto è cominciato con un semplice piercing al setto nasale, che oggi ha raggiunto l’estensione di 18 millimetri: ha praticamente rimosso la punta, e ora è possibile vedere le sue narici dall’esterno. Ma questo è stato solo l’inizio di una serie di trasformazioni che avrebbero segnato profondamente la sua vita. «Mi sono tatuato gli occhi, mi sono tatuato le gengive, ho rimosso i capezzoli, ho impianti sottocutanei nei genitali, ho scarificazioni sul viso, sulle clavicole e sui polsi», ha rivelato Odin in un’intervista esclusiva con il DailyStar, aggiungendo che gran parte del suo corpo, incluso il cuoio capelluto, la schiena, e il petto, sono ora coperti di inchiostro.
Il dolore
Sorprendentemente, il tatuaggio dei suoi occhi, che ha eseguito da solo, è stato descritto come meno doloroso di un tatuaggio tradizionale, grazie a un «metodo di iniezione» che si diffonde nel tempo. Al contrario, quello alla schiena è stato molto più penoso: «Ci sono volute due sessioni di dieci ore a distanza di due settimane circa l’una dall’altra, avevo la febbre dopo ciascuna di esse perché era così faticoso fisicamente». Un’altra modifica «incredibilmente» dolorosa è stata la rimozione dei capezzoli, che ha richiesto un lungo periodo di guarigione.
La rimozione dei capezzoli
Ciononostante, Odin è estremamente soddisfatto di quest’ultimo intervento, perché riflette il suo desiderio di non avere una rappresentazione di genere o addirittura umana. «Tutto è nato dal fatto di essere una persona non binaria e di non voler realmente avere una rappresentazione di genere o anche necessariamente una rappresentazione umana di me stesso», ha spiegato Odin, che conserva i suoi capezzoli rimossi in un barattolo, come un «piccolo trofeo». Il tatuatore attribuisce la sua passione per le modifiche del corpo e i tatuaggi all’infanzia trascorsa nei musei di storia degli indigeni americani, dove la madre lavorava come curatrice. I tatuaggi e le modifiche del corpo sono diventati per lui un «viaggio spirituale» e un modo per creare i suoi riti di passaggio personali, ispirati ma separati dalle tradizioni tribali.
L’ombelico
Oltre alle modifiche già realizzate, Odin ha diversi progetti in mente, tra cui ulteriori tatuaggi, impianti sottocutanei, revisioni dei tatuaggi esistenti per renderli più scuri e più scarificazioni. Ha anche espresso il desiderio di tatuarsi la lingua e, soprattutto, di rimuovere l’ombelico, un passo ulteriore nel suo tentativo di liberarsi dell’aspetto umano. Nonostante le preoccupazioni della famiglia sulle possibili difficoltà causate dalle sue modifiche, Odin non ha rimpianti e si sente più vicino alla sua vera identità dopo ogni modifica. «A questo punto non si può tornare indietro, il rimorso non mi aiuterebbe a nulla e non me ne pento, ogni volta che faccio qualcosa del genere mi sento più fedele a me stesso», ha concluso Odin, rimarcando il suo impegno in un percorso di autoespressione estremamente personale e unico.
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