Bonus 100 euro sulla tredicesima: a chi spetta, importi e novità
30 aprile 2024
Bonus 100 euro sulla tredicesima: a chi spetta, importi e novitГ
Approvato il decreto IRPEF e IRES che introduce il bonus di 100 euro sulla tredicesima che sarГ erogato a gennaio 2025. Soggetti beneficiari e novitГ
Bonus di 100 euro erogato non con la tredicesima ma a gennaio 2025: il Governo ha approvato il decreto legislativo in materia di IRPEF e IRES che ufficializza la novità.
Dal bonus tredicesima si passa al “bonus Befana”, nome con il quale è stato ribattezzato il contributo una tantum che verrà erogato ai lavoratori dipendenti all’inizio del prossimo anno.
Già annunciato dalla Premier Meloni nel corso dell’incontro con i sindacati del 29 aprile, il Consiglio dei Ministri di oggi ha dato il via al provvedimento che, in parallelo ad un nuovo tassello della riforma fiscale, punta a sostenere le famiglie con redditi più bassi.
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Bonus 100 euro sulla tredicesima: a chi spetta, importi e novità
Ammonterebbero a 100 milioni di euro circa le risorse in campo per il riconoscimento del bonus di 100 euro.
A beneficiarne le famiglie monoreddito con reddito di lavoro dipendente non superiore a 28.000 euro e coniuge e almeno un figlio a carico e i nuclei monogenitoriali.
Questi i dettagli che anticipano le novità approvate nel corso del Consiglio dei Ministri del 30 aprile 2024 con il decreto di riforma IRPEF e IRES, in parallelo al via libera al decreto Coesione.
In prima battuta si parlava di un nuovo bonus di 80 euro erogato una tantum sulla tredicesima mensilità ai contribuenti con reddito fino a 15.000 euro, già ad oggi beneficiari del trattamento integrativo.
Misura sulla quale è subito arrivato un restyling: dagli 80 euro aggiuntivi si è passati ad un bonus di Natale di 100 euro, riconosciuto ai dipendenti con redditi fino a 28.000 euro con coniuge e almeno un figlio a carico.
Confermato l’importo di 100 euro, il bonus sulla tredicesima slitterebbe però a gennaio 2025, prendendo giornalisticamente il nome di “bonus Befana”.
A finanziarlo sarebbero:
- le maggiori entrate derivanti dal concordato preventivo biennale, il “patto” tra partite IVA e Fisco sul quale il Governo sembra puntare sempre di più;
- la revisione dei meccanismi di stanziamento del fondo di coesione europeo.
Gli incassi che deriveranno dallo strumento – per la cui adesione ci sarà tempo fino al 15 ottobre – potrebbero fare da base non solo alla conferma delle tre aliquote IRPEF anche nel 2025 (o, incassi permettendo, alla riduzione a due dei valori dell’imposta), ma anche alla misura straordinaria sulle tredicesime.
Nella riforma fiscale una flat tax anche sulla tredicesima mensilità
Il bonus aggiuntivo di 100 euro anticipa alcune delle novità attese con l’attuazione della legge delega in materia di riforma fiscale, che tocca anche il tema della detassazione delle tredicesime.
Nello specifico è l’articolo 5 relativo ai Princìpi e criteri direttivi per la revisione del sistema di imposizione sui redditi delle persone fisiche a prevedere:
“l’applicazione, in luogo delle aliquote per scaglioni di reddito, di un’imposta sostitutiva dell’IRPEF e delle relative addizionali, in misura agevolata, sulle retribuzioni corrisposte a titolo di straordinario che eccedono una determinata soglia e sui redditi indicati all’articolo 49 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, riferibili alla percezione della tredicesima mensilità, ferma restando la complessiva valutazione, anche a fini prospettici, del regime sperimentale di tassazione degli incrementi di reddito introdotto, per l’anno 2023, per le persone fisiche esercenti attività d’impresa, arti o professioni.”
La legge delega sulla riforma fiscale delinea quindi i criteri per l’avvio della flat tax sulle tredicesime, nonché sugli straordinari, ossia di una tassazione agevolata rispetto all’IRPEF.
L’obiettivo è chiaro: rendere meno gravosa la tassazione della mensilità aggiuntiva di dicembre, che ad oggi risulta più “pesante” per via del venir meno dell’applicazione di detrazioni e altri bonus fiscali, come per l’appunto il trattamento integrativo.
La previsione di un bonus una tantum anticipa quindi l’avvio dell’imposta sostitutiva agevolata indicata dalla delega fiscale, anche se il pagamento avverrà solo dopo la mensilità aggiuntiva di dicembre e nello specifico nel mese di gennaio 2025.
Le altre novità del decreto primo maggio: dal superbonus lavoro ai premi di produttività
Oltre al bonus tredicesima, il decreto primo maggio si occupa di altri interventi a sostegno delle assunzioni e dei redditi da lavoro dipendente:
Gli incentivi di cui si parla sono diversi:
- riforma dei fondi coesione per aumentare le risorse a favore di quello che giornalisticamente è stato ribattezzato Superbonus Lavoro, ovvero l’extra deduzione del 120 (o 130) per cento concessa alle aziende che incrementano la forza lavoro, già introdotta dalla riforma fiscale lo scorso anno ma ancora non attuata;
- bonus assunzioni al Sud;
- detassazione premi di produzione.
Il cd superbonus lavoro, in particolare, non sarebbe una novità ma l’attuazione di una misura già approvata ma ancora non utilizzabile.
Questa super deduzione sarà pari:
- al 120 per cento per tutte le assunzioni a tempo indeterminato;
- al 130 per cento per chi assume lavoratori “svantaggiati” (allegato 1 del DL n. 216/2023):
- persone con disabilità;
- lavoratori molto svantaggiati ai sensi dell’articolo 2, numero 99), del regolamento (UE) n. 651/2014 e le persone svantaggiate ai sensi dell’articolo 4 della legge n. 381/1991;
- giovani ammessi agli incentivi all’occupazione giovanile;
- donne di qualsiasi età con almeno due figli minorenni, vittime di violenza o disoccupate da almeno 6 mesi e residenti nelle regioni ammissibili ai finanziamenti (articolo 2, numero 4), lettera f), del regolamento (UE) n. 651/2014);
- ex percettori del reddito di cittadinanza che non integrino i requisiti per l’accesso all’Assegno di inclusione;
- minori in età lavorativa in situazioni di difficoltà familiare;
- lavoratori con sede di lavoro in regioni che nel 2018 presentavano un prodotto interno lordo pro capite inferiore al 75 per cento della media EU27 o comunque compreso tra il 75 per cento e il 90 per cento, e un tasso di occupazione inferiore alla media nazionale.
Un apposito decreto interministeriale definirà finalmente lo stanziamento finanziario e le diverse disposizioni, con particolare riguardo alla determinazione dei coefficienti di maggiorazione relativi alle categorie di lavoratori svantaggiati, così da garantire che la maggiorazione complessiva non superi il 10 per cento del costo del lavoro sostenuto per tali categorie.
Sembra esserci, invece, un parziale passo indietro sui premi di produttività, per i quali nelle bozze in circolazione l’aliquota salirebbe dal 5 al 10 per cento, sempre per importi non superiori a 3.000 euro lordi.
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