Lucca, lavoratori contro Sgarbi. “Precari e pagati meno ore”

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Lucca, lavoratori contro Sgarbi. “Precari e pagati meno ore”_sgarbi

Una bufera si abbatte sulla mostra Antonio Canova e il Neoclassicismo curata a Lucca da Vittorio Sgarbi che, da sottosegretario alla cultura, dovrebbe garantire il massimo della trasparenza e della regolarità. “Ma così non è. Abbiamo assistito a contratti nazionali di lavoro non rispettati, a buste paga da cui risultano una quantità di ore pagate minore rispetto a quelle lavorate, al diniego di ferie e giorni di malattia. Certo, la mostra lucchese è la punta di un iceberg, ma meraviglia che ad avallare questo pasticcio ci sia una figura istituzionale che invece dovrebbe salvaguardare i diritti dei lavoratori” spiega Sara Capaldini di Slang usb, il sindacato a cui si sono rivolti alcuni dei ragazzi assunti da Contemplazioni srl, la società che organizza e produce le mostre di Sgarbi. Anche quella del 2021, sempre a Lucca, dove sarebbe stata esposta una copia in altissima definizione de La cattura di San Pietro, il dipinto di Rutilio Manetti al centro dell’ennesima polemica sul critico d’arte. E Contemplazioni firma anche l’esposizione in corso di svolgimento all’ex Cavallerizza a Lucca.

Il licenziamento di Beatrice

Ma come è andata la vicenda, raccontata dal Fatto Quotidiano? Ce lo spiega Beatrice, nome di fantasia dietro il quale si nasconde una giovane che ha lavorato alla mostra, poi licenziata. Andiamo per gradi. “Ci era stato proposto un contratto part-time o full-time, io ho scelto il part-time che prevedeva 550 euro netti – racconta – per 25 ore di lavoro settimanali, quello full time ne prevedeva 50 a 1100 euro. Il giorno dell’inaugurazione, l’8 dicembre del 2023, ci è stato consegnato un contratto a intermittenza, a chiamata, spiegandoci che avrebbe avuto la durata di un mese, come forma di prova. Dal primo gennaio sarebbe scattato il tempo determinato fino alla fine della mostra, nel 2024”. Atteso per il 31 dicembre, il nuovo contratto arriva “il 3 gennaio, e fin da subito ci accorgiamo che le ore di lavoro registrate sono meno rispetto a quelle pattuite. Alla richiesta di delucidazioni, e anche del perché quel nuovo contratto prevedesse come scadenza il 31 marzo e non la fine della mostra, l’amministrazione di Contemplazioni ci risponde che il rapporto contrattuale individuato dalla società è l’unico che permette di garantire il compenso pattuito. In realtà è una modalità che fa sì che la società paghi meno tasse, e versi meno contributi ai lavoratori”.

E’ la stessa Beatrice a mandare la mail – firmata da 4 lavoratori – dal suo indirizzo; “Contemplazioni risponde che il loro cavallo di battaglia è sempre stato il rispetto dei lavoratori, e ci chiede di non avere remore a non firmare il contratto se non lo riteniamo consono. Della serie: se vi va bene, ok, altrimenti tanti saluti”. Beatrice invia la mail dal suo indirizzo alle 19, alle 21 viene chiamata “dalla referente della mostra che mi riferisce che, dopo aver parlato con l’amministratore, siccome ha notato del malcontento da parte mia e anche alla luce di tagli del personale, hanno deciso di interrompere il rapporto lavorativo. E mi dice di non presentarmi a lavoro il giorno successivo. Guarda caso”.

Le ore lavorative sballate di Fabio

Beatrice avrebbe firmato. Fabio (è sempre un nome di fantasia) invece non firma, “anche perché persone che avevano lavorato a precedenti mostre organizzate da Contemplazioni mi avevano riferito che la società a cui Sgarbi si affida lavora con questo tipo di contratti, alcuni avevano aperto una partita iva con prestazione occasionale”. E’ Fabio a rivelare le ore previste dal contratto proposto a gennaio: “16 settimanali invece di 25 per i part-time, 25 invece di 50 per i full- time. Nella busta paga ho notato un procedimento strano per far risultare la paga netta di 550 euro: alcune di retribuzione ordinaria, altre segnate nel giorno di riposo, sei infine di festivo, ma in realtà ne avevo lavorate 10. E non finisce qui: in caso di ferie o malattie dovevamo scambiare i giorni con colleghi ci costituivano, altrimenti perdevamo ore e soldi. Nessun permesso, nessuna maggiorazione per i festivi. Non solo: l’amministratore ci ha riferito che che il budget per il personale è prestabilito”.

La denuncia dei sindacati

E’ uno dei punti che Sara Capaldini stigmatizza, “non si può decidere una paga a priori senza la maturazione di nulla, aldilà delle ore lavorate. Ma tante sono le irregolarità. Come la mancata applicazione del contratto nazionale di lavoro di riferimento: risulta infatti che ai lavoratori della mostra lucchese sia stato applicato non quello di Federculture, ma il ccnl del commercio, ovviamente perché riserva vantaggi economici a chi assume. Il fatto che questa mancanza si sia verificata in una mostra curata dal sottosegretario alla cultura, lascia immaginare quale sia la situazione contrattuale nel settore. Le istituzioni locali, come Comuni e Regioni, che spesso fanno di queste mostre occasioni di rilancio per il territorio, dovrebbero vigilare con maggiore attenzione”.

Per Rosanna Carrieri, dell’associazione Mi Riconosci, punto di riferimento contro il precariato e il lavoro sommerso nella cultura, “questo caso spicca tra gli altri (numerosi e diffusi) perché sovrappone più questioni: lo sfruttamento, il mancato inquadramento contrattuale, la retribuzione estremamente bassa, il mancato conteggio delle ore di lavoro, e ancora mobbing e licenziamento. Un concentrato di elementi che nel settore delle mostre si verificano costantemente, aggravato dall’avallo di Sgarbi, che però rappresenta il ministero della cultura”. Contemplazioni tace. Si esprimerà attraverso un legale, che si è dato qualche giorno per analizzare la situazione.

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