Il giovane astronomo statunitense Clyde Tombaugh scoprì Plutone all’età di 24 anni, ma da tempo si sospettava l’esistenza di un corpo celeste laggiù, ai margini del sistema solare. Persino lo scrittore Howard P. Lovecraft aveva ipotizzato l’esistenza di un mondo misterioso oltre Nettuno, basandosi su calcoli astronomici fatti in casa.
La scoperta fu piuttosto eccitante per tutti. Il nome venne dato da una bambina di 11 anni, figlia di un professore di Oxford. Per seguire la tradizione è stata scelta un’altra divinità romana, quella dell’oltretomba. La Disney per omaggiare il nuovo oggetto decise che il cane di Topolino si sarebbe chiamato Pluto. E per parecchio tempo siamo stati astronomicamente felici e contenti.
Clyde Tombaugh with Newtonian Telescope
La “fine” del pianeta Plutone
Nel 2006 però l’Unione Astronomica Internazionale si è posta la fatidica domanda, quella che nessuno degli affezionati voleva sente. Ma Plutone è davvero un pianeta? Uno dei problemi era che studiando la fascia di Kuiper ci siamo resi conto che era piena di oggetti simili a Plutone, erano anche quelli pianeti? In realtà erano una nuova classe di corpi celesti.
L’Unione Astronomica Internazionale ha presentato tre importanti criteri per lo status planetario: 1. Un pianeta orbita attorno al Sole. 2. Un pianeta è abbastanza massiccio da esistere in equilibrio idrostatico (cioè: è sferico). E 3. Un pianeta ha “ripulito il suo vicinato” dai corpi più piccoli all’interno della sua orbita. Plutone soddisfa i requisiti per le prime due categorie, ma non ha liberato la sua orbita dai corpi più piccoli. Così, alla fine del 2006 si è deciso: Plutone è un “pianeta nano”.
I libri di scienze sono stati cambiati, l’astrologia ha tremato e ha fatto finta di niente, ma oggi siamo tornati ad avere un pianeta di meno. Ciò non toglie che l’esplorazione di questo oggetto sia ancora assolutamente affascinante e quando la New Horizon è riuscita ad arrivare nei pressi di quel sistema ha rivelato un oggetto molto più ricco e complesso di quanto non si pensasse. Infondo non serve essere un pianeta per essere importante e nessuno di noi scorderà quell’ultimo piccolo mondo, prima del buio cosmico.
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