“Casa della Comunità?. Meglio assumere medici”
Restano forti le contrarietà alla costruzione della Casa della Comunità a Serra di Porto, anche dopo l’assemblea pubblica che si è svolta martedì sera durante la quale il sindaco Davide Venturelli e il direttore del distretto sanitario Massimo Brunetti hanno illustrato il progetto alla cittadinanza per rassicurare sull’importanza della struttura e del rispetto dell’ambiente circostante. Matteo Manni, segretario Pd a Pavullo, e Susan Baraccani, presidente Gruppo consiliare “La Torre”, ribadiscono la collocazione della struttura inadeguata per la viabilità, i posti auto e anche per la funzionalità della struttura. “Proprio a causa della collocazione – affermano – non sarà possibile inserire determinati servizi, inizialmente previsti, all’interno della Casa della Comunità perché andrebbero a generare un flusso troppo elevato di utenti per la zona residenziale in cui sorgerà”.
Anche Stefania Cargioli e Luciano Beccati di Azione, sono più che critici. “A Pavullo – affermano – i contenitori per la salute non mancano, manca invece il personale sanitario: sono stati spesi 5 milioni per rinnovare un Pronto soccorso dell’Ospedale che rischia continuamente la chiusura notturna per mancanza di personale. Si investa in medici, tecnici e infermieri”. Ricordano che il progetto dello stabile di oltre 700 metri verrà ultimato solo al 40% a causa dell’aumento del costo dei materiali edilizi “che – dicono – non possono essere coperti dai finanziamenti del Pnrr, e ammontano a 2.500.000 euro”.
Per il sindaco Davide Venturelli “la serata è stata molto utile per dimostrare che sul parco non c’è nessun progetto di cementificazione, ma, anzi, un recupero che punta a una massima fruibilità”. Ha affermato che il rinnovo dei campetti sportivi e i nuovi giochi saranno un importante valore aggiunto, unito al recupero della chiesina, con l’obiettivo di ridare spazio alle associazioni e creare un punto di incontro per tutte le età.
“Stiamo studiando un progetto insieme a Frignaut per creare anche degli orti didattici e sensoriali in cui possano lavorare insieme i giovani disabili e i nonni. Sulla localizzazione c’è molta ipocrisia, resto convinto che la valenza pubblica del progetto complessivo (rigenerazione e Ausl) abbia evitato una speculazione privata. Essere riusciti a chiudere la prima fase del progetto e a portare a casa i 2,5 milioni in soli due mesi è stata un’impresa non da tutti, ora vigiliamo affinché l’Ausl mantenga gli impegni sui servizi che vi saranno allocati: non dovrà essere un doppione dell’ospedale, ma una struttura che dia un valido supporto a tutta la medicina territoriale”.
Walter Bellisi
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