Le critiche degli amici più fidati, si sa, vanno ascoltate a prescindere. Il loro contenuto, soprattutto nella vita di tutti i giorni, assume un significato ma soprattutto un valore del tutto diverso. La sinistra nostrana, arrangiando lo stesso discorso nella politica attuale, farebbe bene a drizzare le antenne davanti alle parole, tanto aspre quanto veritiere, del filosofo “di sinistra” Massimo Cacciari. Ospite a Otto e Mezzo, la trasmissione televisiva condotta su La7 da Lilli Gruber, Cacciari non si è tirato indietro da criticare severamente il fronte giallo-rosso.
In vista delle prossime elezioni regionali in Sardegna – uno snodo centrale per capire lo stato di salute tanto del governo quanto delle opposizioni – Cacciari ha provato a mettere in fila tutte le differenze sostanziali tra il centrodestra e il nuovo teorico “campo largo”. A impressionare il filosofo è ovviamente la differenza di unità politica tra i due schieramenti. Se da un lato il centrodestra, con tutte le sue sfumature più o meno evidenti, si è sempre presentato unito alle urne, lo stesso non si può dire dell’accozzaglia giallo-rossa.
“I problemi sono culturali, strategici ma la cosa mi pare elementare dal punto di vista puramente empirico”, spiega perfettamente Caciciari. E aggiunge: “Il centrodestra così com’è assemblato oggi dura più o meno dal 1994, da 30 anni, bene o male è quella roba lì: Forza Italia, la Lega, la destra, s’è sempre ritrovato nei momenti elettorali e quando c’era da formare un governo”.
Il punto è sempre lo stesso:“Ci sono differenze tra di loro – dice – hanno fatto il gioco delle parti, si sono divisi ma è un’esperienza lunga e condivisa”. Una lunga eredità di Silvio Berlusconi che dura ormai da trent’anni ininterrottamente. Un discorso che, ovviamente, non vale per il centrosinistra per come lo conosciamo. Il commento di Cacciari è tranchant: “Ma cosa parliamo di centrosinistra? – prosegue ancora l’ex sindaco di Venezia – Cosa c’entrano i 5 Stelle con il Pd?”. Una domanda che dovrebbe preoccupare, e non poco, Elly Schlein e Giuseppe Conte. I due leader della sinistra, in costante contrasto con l’esecutivo di Giorgia Meloni, spesso si dimentica le origini dei rispettivi partiti che guidano. “Abbiamo dimenticato da dove nascono? – si chiede Cacciari – Con la totale diversità culturale rispetto alla storia del Partito democratico. Per far maturare le convergenze occorre un lavoro di fondo, di confronto, congressi veri e propri, elite dirigenti capaci”. Il paradosso è davanti ai nostri occhi: “Ma scherziamo? – conclude il filosofo – Mentre il centrodestra è da 30 anni che ha una storia comune, ed è per questo che sta in piedi mentre il centrosinistra no”.
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