Navalny, l’ultima lettera dal gulag: «Ho letto il racconto “Nel burrone” di Cechov»
«Ciao Sergey! Ho scritto a Varya di Sorokin, a te scriverГІ di Cechov! Alla fine, quando sono partito dalla colonia, ho lasciato lГ¬ quasi tutti i miei libri. E quelli che cРІР‚в„ўerano, li avevo ormai finiti. Quando sono arrivato qui e mi hanno messo in quarantena, ho detto: portatemi qualcosa dalla libreria. La loro scelta non poteva essere piГ№ azzeccata: Resurrezione, di Tolstoj, Delitto e castigo, e… racconti e opere teatrali di Cechov. Bene, penso, c’è una logica: mi avevi scritto delle sue commedie, ed eccole qui!В».
L’ultima lettera dalla Siberia è un inno d’amore alla letteratura russa, scritta con l’entusiasmo e la vitalità di un ragazzo. È giunta a destinazione lunedì scorso, cinque giorni prima della morte del dissidente più temuto dal Cremlino. Il nome della persona che l’ha ricevuta rivela la sua fedeltà alle vecchie amicizie. Alle persone con le quali aveva condiviso gli inizi del suo viaggio.
Sergey Parkhomenko fu uno dei ragazzi della rivoluzione bianca di piazza Bolotnaya. Ex voce popolare della radio Eco di Mosca, che raccontò i tumultuosi anni Novanta, insieme a Navalny è stato una delle figure più note ed esposte del movimento di protesta del 2011-2013. Pacifista convinto, nel 2014, dopo la prima invasione del Donbass, divenne membro del Comitato di dialogo tra Ucraina e Russia. Poco dopo, scelse l’esilio, negli Stati Uniti, e poi in Grecia, dove risiede da quasi due anni.
«Dalla prima commedia che ho letto, ho scoperto da dove viene la frase “La Grecia ha tutto”, che quando ero piccolo sentivo spesso ripetere per scherzo a casa, dai miei genitori. Da Le nozze! Ma poi mi ГЁ venuto un accidente. I prigionieri del regime speciale trattavano APC (Anton Pavlovic Cechov, ndr) senza alcuna riverenza, e hanno strappato metГ dei fogli di tutte le altre commedie. Quindi, ahimГЁ, le opere teatrali sono ancora nella mia lista d’attesa… Ma molte sue storie brevi si sono salvateВ».
Altre lettere di Navalny dalla prigionia verranno pubblicate, come meritano. Lo scambio epistolare di un anno fa (marzo e aprile del 2023) con Nathan Sharansky, ex vice primo ministro di Israele all’inizio del nuovo secolo, e figura mitica della dissidenza sovietica in quello precedente, ha quasi il valore di un testamento spirituale. «Tutto procede come stabilito dall’Ecclesiaste» scrive il detenuto. «Quel che sarà, sarà». Sharansky sa di cosa sta parlando, avendo trascorso nove anni, dal 1977 al 1986, nel gulag siberiano Perm-36. «Riuscendo a rimanere un uomo libero anche in carcere, tu, Alexei, stai influenzando l’anima di milioni di persone in tutto il mondo».
Ma negli ultimi mesi di vita, Navalny non stava certo pensando alla morte. Per quanto gli era consentito, scriveva agli amici parlando di libri, delle elezioni americane, e persino di cibo, come documentato dal New York Times. Rifuggiva la commiserazione. Ne è prova un’altra lettera a Fishman, dove lo ringrazia per avergli fornito dettagli sulla sua quotidianità in Olanda. «Tutti pensano che io abbia bisogno di parole commoventi e patetiche. Ma quello che mi manca davvero è una presa sulla realtà, sulla fatica di tutti i giorni, le notizie sulla vita, sul cibo, sugli stipendi, i pettegolezzi». Nel primo e ultimo ricorso contro l’amministrazione del gulag di Kharp, dove era giunto lo scorso dicembre, Navalny lamentava proprio il sequestro di alcune lettere che gli erano state spedite. Venerdì 16 febbraio, il giorno della sua morte il reclamo era stato addirittura accolto. La data per l’audizione in tribunale era stata fissata per il 4 marzo.
«E sai, Sergey, allora ho continuato a leggere e ho pensato di condividere con te, e di scriverti. Fin dai tempi della scuola, noi, abbiamo avuto l’impressione che le storie di Cechov siano cose piccole e semplici. Un po’ divertenti, ma non molto. Ma poi ho letto questa specie di Cargo-200 (il riferimento ГЁ all’omonimo film del 2007, una delle opere piГ№ cupe sull’epoca brezneviana, ndr) proveniente dalla fine dell’Ottocento (…). Non trovo altrettanto buio nella descrizione della disperazione e della povertГ in FMD (Fiodor Mikhailovic Dostoevskij, ndr). In effetti, dopo aver finito , ho fissato il muro con sguardo assente per cinque minuti. Chi avrebbe mai detto che lo scrittore russo piГ№ oscuro fosse Cechov? Quindi ovviamente hai ragione tu. Bisogna leggere i classici! Non li conosciamo!В». L’ultima lettera conosciuta di Navalny si conclude cosГ¬. Nel burrone ГЁ una novella dove il protagonista viene condannato a sei anni di lavori forzati in Siberia. Anton Cechov la scrisse ispirandosi a una storia vera che gli era stata raccontata durante il suo viaggio alla colonia penale della remota isola di Sakhalin, della quale aveva poi denunciato la corruzione dei carcerieri e le disumane condizioni dei detenuti.
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