“Dante e la visione di Dio diventano vera esperienza”
Sono ormai tre anni che Elio Germano e Teho Teardo portano in tournée la loro singolare lettura del XXXIII canto del Paradiso della Divina Commedia. Un progetto, commissionato nel 2021 da Ravenna Festival, nel quale i luminosi versi danteschi vengono restituiti dalla voce empatica di Germano, dai suoni innovativi di Teardo e dalle immagini create dalla visionaria regia di Simone Ferrari e Lulu Helbaek. ‘Paradiso XXXIII’, in scena stasera e domani al Celebrazioni, è dunque un viaggio poetico nell’immensità, nella bellezza e nella vicinanza al mistero che tenta di descrivere l’indicibile. Il rapporto fra l’attore e il Sommo Poeta è lungo e consolidato: è partito dagli studi nella scuola di teatro, è maturato nel 2015 con ‘La vita nuova’ di Nicola Piovani ed è culminato nella lettura dell’ultimo Canto del Paradiso nel 2020, alla presenza del presidente Mattarella, in occasione dell’apertura delle celebrazioni del settimo centenario dantesco.
Germano, come si fa a rendere comprensibile una materia così complessa?
“La scommessa è di restituire il testo di Dante così com’è senza usare parafrasi o aggiungere altro. Divarico le parole per capirne il senso, ‘apro’ il testo non rispettandone a volte la metrica. Il nostro compito, nel rispetto del poema, è quello di renderlo più comprensibile. Non vogliamo raccontare il Paradiso ma portare il tutto a un’esperienza terrena. Attraverso le immagini cerchiamo di far rivivere al pubblico quello che ha visto Dante: una grande visione che appare e scompare”.
Dante è dunque mediatore nel racconto di un mistero?
“Gioca con la nostra lingua, usando parole che arrivano da lontano, conducono da altre parti e puntano su nuove combinazioni di senso. Per quel che ci riguarda si tratta di far attraversare al pubblico quello che ha attraversato lui. Pensiamo a un’esperienza fisica capace di coinvolgere lo spettatore in un mondo di meraviglia”.
Quanto la tecnologia di Ferrari e Helbaek aiuta la creazione visionaria e impalpabile del Paradiso?
“Abbiamo unito tre energie: la mia dimensione più letteraria, la drammaturgia sonora di Theo e la forza di Simone e Lulu capace di offrire una valenza materiale all’ineffabile. Ed è quello che Dante racconta di aver visto”.
Secondo il Poeta, la figura femminile è l’essere prescelto per la perfezione. La donna è dunque custode della rivoluzione e al tempo stesso divinità?
“Questo è un aspetto centrale di modernità. Per lui la donna è creatrice e conosce i valori dell’accoglienza. L’unico modo di accostarsi a Dio è appunto attraverso questa figura perché vicina alla perfezione e alla divinità”.
Da ‘Viaggio al termine della notte’ di Céline a ‘Paradiso XXXIII’ la sua collaborazione con Teardo si è intensificata. Cosa vi lega?
“Tutto nasce da quel piacere di lavorare insieme: abbiamo formulato una modalità precisa di collaborazione. In questo caso è quasi speculare il percorso che abbiamo compiuto dal malessere oscuro di Céline alla luce dell’umanità di Dante”.
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