Il leghista Massimiliano Fedriga, 43 anni, veronese, guida il Friuli (Imagoeconomica)
Nelle penombre di Montecitorio e dentro le redazioni dei giornali, nei vicoli dietro Palazzo Madama e nelle trattorie dove i politici cenano a cacio e pepe, è tutto un Fedriga di qua, Fedriga di là. Tu guarda se stavolta non toccherà davvero a Fedriga, si ripetono cronisti e parlamentari, mestatori di professione e biechi portaborse, ciascuno con il suo bel sondaggio riservato, ogni sondaggio sempre con una sfumatura di percentuale in più o in meno, ma — da almeno un paio di settimane — pure sempre con la Lega ormai stabile intorno all’8%: e se a giugno, alle Europee, finisse davvero così, e senza nemmeno osare immaginare un sorpasso di Forza Italia, è chiaro che per Matteo Salvini sarebbe un disastro, un tonfo clamoroso.
Tutti siamo abbastanza concordi nel pensare che, per brutale istinto politico, e perversa abitudine, forse la prima reazione del Capitano potrebbe essere quella di far saltare il banco, il governo, un botto e via. Capacissimo di uscirsene da Palazzo Chigi accampando una delle sue solite scuse e trascinando così la Lega a nuove, inevitabili elezioni ancora con lui alla guida, sebbene parecchio malconcio, e ormai con una credibilità prossima allo zero. Nello scenario alternativo — possibile, ma improbabile — c’è Salvini che, a capo chino, si dimette. Ve lo immaginate? La verità è che, in caso di sconfitta elettorale, tutti i big leghisti (da Zaia a Giorgetti, da Fontana a Molinari) si volterebbero verso Fedriga. Il quale — dicono — saprebbe essere equilibrato e anche determinato, portandosi addosso solida esperienza (un decennio da deputato, prima di mettersi a governare — e bene — il Friuli), forza fisica ed entusiasmo (ha solo 43 anni) e un’amicizia con Meloni, che così smetterebbe di considerare la Lega come il suo più temibile avversario politico.
Fedriga, secondo l’establishment del Carroccio, restituirebbe poi alla Lega un ruolo antico, ben distante dagli argomenti fascistoidi contenuti nel libro del generale Vannacci (che Salvini, invece, adora). Del resto, proprio come l’Umbertone Bossi, capi e capetti si chiedono cosa resti ormai della Lega dei tempi gloriosi, libertaria e antifascista, pronta a solidarizzare con i popoli oppressi e non a inginocchiarsi davanti alla pantofola di un criminale come Putin. Presidente Fedriga, allora: è pronto?
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